[Ettore Masina • 29.11.04] "Meglio Mike Bongiorno, come senatore a vita che Mario Luzi, della cui nomina mi vergogno". Così il ministro Maurizio Gasparri, l'altro giorno, a Chianciano, parlando a una convention intitolata "Futurdestra". Chianciano è famosa per le sue acque curative del fegato ma il funereo Gasparri non se ne giova, se attacca così stupidamente  il grande poeta italiano, reo di aver osato dire osato dire: "Secondo me, i fascisti hanno anche idee confuse"...

LA «LETTERA» DI ETTORE MASINA

“Meglio Mike Bongiorno, come senatore a vita che Mario Luzi, della cui nomina mi vergogno”. Così il ministro Maurizio Gasparri, l’altro giorno, a Chianciano, parlando a una convention intitolata “Futurdestra”. Chianciano è famosa per le sue acque curative del fegato ma il funereo Gasparri non se ne giova, se attacca così stupidamente  il grande poeta italiano, reo di aver osato dire osato dire: “Secondo me, i fascisti hanno anche idee confuse”. A Gasparri non hanno giovato, evidentemente, neppure le acque di Fiuggi, il lavacro che avrebbe dovuto cancellare dalla destra ogni residuo mussoliniano, trasformando l’MSI in Alleanza Nazionale: come non sentire  in questa frase di un “colonnello” di Fini, l’eco della celebre frase di Goebbels: “Quando sento parlare di cultura, la mano mi corre alla pistola”? Con la differenza che  il nazista era un personaggio tragico mentre Gasparri non può comparire nei telegiornali senza suscitare qualche ilarità per il suo affannarsi a salire sul piedestallo  della “riforma” (= rovina) della RAI, per esibire una  qualche statura politica.

Polemica di passaggio, la sua, contro un avversario? Temo di no. Sonoconvinto che quella esternazione  ministeriale non debba essere sbrigativamente liquidata come una gaffe. Mario Luzi è uno dei (purtroppo non molti) Grandi Vecchi che onorano l’Italia, famosi anche all’estero e che dovrebbero, per questo se non altro, essere rispettati da tutti i cittadini che amano definirsi patriottici; ma il paragone con Mike Bongiorno va preso sul serio e commentato per ciò che è: l’espressione  di propensioni  etiche e intellettuali della compagine governativa berlusconiana.
 
Come i “culattoni” di Tremaglia (altro missino sul quale le acque di Fiuggi sono scivolate come sul marmo); come la infame barzelletta del Cavaliere sui malati di AIDS o come, sempre del Sorridente del Consiglio, la dichiarazione  che il fascismo fu, dopo tutto, una dittatura “benevola”, la scelta di Mike Bongiorno contrapposta a quella di Mario Luzi è un’inequivocabile scelta culturale.

Personalmente non ho niente contro il vecchio Mike, al contrario, da anziano che non si arrende, guardo con simpatia al suo tenere duro, alle sue performances un po’ mummificate. Egli appartiene al passato della mia generazione, alle mie prime prove giornalistiche, alle origini, o quasi, della RAI. Non posso dimenticare che diede vita a un fenomeno di massa al quale io stesso partecipai come divertito spettatore e lo gestì con modestia sapienziale  e più o meno autentico candore. Anzi: quando (sia pure sempre più riluttante) guardo qualche volta la televisione, ne provo persino un po’ di nostalgia. I suoi discendenti, infatti, hanno dirazzato dal suo gioco familistico: cercano di crescere l’emozione  dei telespettatori fingendo di ignorare che sul computer che tengono davanti le risposte arrivano in tempo reale;  e invece delle “vallette” di Mike che sembravano le ragazze della porta accanto arruolano povere ragazzette seminude e le fanno dimenare su finte scosse elettriche; mentre i quiz che maneggiano e i concorrenti che selezionano sono talvolta di un’incultura mostruosa. (Esempio. Domanda. “E’ un ritratto che ha più di 400 anni ma non li dimostra”. Vengono proposte cinque  possibilità; e il concorrente, che poco prima aveva dimostrato di sapere quante volte veniva usata la parola “amore” in una canzone del 1975, sceglie con sicurezza: “La  Ballerina di Degas”.
 
Contrapporre Bongiorno a Luzi da parte di un governante – e per di più da uno che malauguratamente ha grandi responsabilità sulla cultura nazionale – la dice lunga sulle opzioni culturali ed etiche della compagine di cui fa parte. Sono personaggi di riluttante alfabetizzazione, portati dunque a preferire l’effimero, il divertimento casereccio, il nozionismo di chi il cervello preferisce impegnarlo nell’imparare a memoria un elenco telefonico piuttosto che per pensare; e mentre tagliano per l’ennesima volta le spese per la scuola pubblica non nascondono di provare antipatia per il rigore, la tensione, la creatività della Poesia con la P maiuscola.

Anche questo, ahimè, è il  berlusconismo. Giurerei che Gasparri non ha mai letto una poesia di Luzi. Come diceva un altro poeta, “il suo cervel (Dio lo riposi!) / in tutt’altre faccende affaccendato/ a queste cose è morto e sotterrato”. Quanto a me ricordo alcuni versi del nuovo Senatore a vita che, scritti tanti ani fa, mi sembrano definire l’intero consorzio del Cavaliere: “ciascuno dalla sua malcerta verità risaltano ancor più goffi, spiccano ancora più fatui, in quella neutra desolata lacca, tutti coloro che si appisolano nella loro grandezza presunta o finta e gli altri che vociferano e pestano concitate  nullità, tutti”

NATALE

Qualcuno dei miei lettori se ne ricorderà certamente, anche se i giornali italiani vi dedicarono ben poco spazio. Quattro o cinque anni fa un cittadino americano agnostico si appellò alla Costituzione degli Stati Uniti, la quale non prevede feste religiose nel calendario nazionale e chiese la soppressione del Natale come giornata festiva. La Corte suprema, dopo lungo esame, respinse l’ appello, sentenziando che già da tempo il Natale aveva cessato di essere una festa religiosa.

Le implicazioni di questa sentenza dovrebbero  essere prese sul serio, soprattutto dai cristiani che convintamente pongono il loro presepio accanto ai simboli dell’orgia consumistica. Che vuol dire la nascita del Cristo in una grotta trasformata in stalla? Una bella favola o un richiamo drammatico alla somiglianza con centinaia e centinaia di bambini della Terra dell’anno 2004?

BAMBINI E POVERTÁ

Se l’attuale globalizzazione non verrà modificata, entro il 2030 due miliardi di persone vivranno in baraccopoli, bidonvilles, favelas, poblaciones, villas-miserias, cantegriles, slums etc.etc. Lo dichiara UNHabitat, agenzia delle Nazioni Unite.

In Brasile almeno 600 mila bambini e bambine sono prostituiti nei “paradisi del sesso” come Fortaleza, Recife e Salvador Bahia. Larga parte (forse la maggior parte) del turismo sessuale in Brasile è alimentata da italiani. Da un terzo a metà delle piccole vittime sono infettate dall’AIDS.

Cinque giorni fa l’Ufficio internazionale del lavoro ha reso pubblico un rapporto secondo il quale sono 246 milioni i bambini coinvolti nel mercato del lavoro. 73 milioni di essi hanno meno di 10 anni. Quasi 10 milioni di piccini sono vittime di forme aberranti di schiavitù, tratta di esseri umani, servitù per debiti, pornografia e prostituzione.

Due milioni di bambini italiani vivono in famiglie al di sotto dei livelli di povertà. Ameno 30 mila bambini iracheni sono già stati uccisi nella guerra in corso. Più di 100 mila sono i feriti e i mutilati. “Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in  carcere  e non ti abbiamo assistito? Ed egli risponderà: In verità io dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, è a me che non l’avete fatto”.

All’epoca della globalizzazione si può leggere questo vangelo (MT xxv, 31-46) solo in termini di elemosina? Buon Natale, con tutto il cuore.

Ettore Masina
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