[Walter Peruzzi, Piero Maestri (rivista "Guerre&Pace") • 18.03.04] C'è molta consapevole confusione sul "terrorismo". Ne sono esempio le vergognose proposte di Fassino di "trasformare" la per lui imbarazzante manifestazione del 20 marzo in una manifestazione "contro il terrorismo" o di farla precedere (per svuotarla) da un grande corteo bipartisan contro «l'attacco terrorista alla democrazia». (Di Mauro, La Repubblica)...

LETTERE. IL MOVIMENTO E’ GIA’ CONTRO I TERRORISMI. NESSUNO ESCLUSO

C’è molta consapevole confusione sul “terrorismo”. Ne sono esempio le vergognose proposte di Fassino di “trasformare” la per lui imbarazzante manifestazione del 20 marzo in una manifestazione “contro il terrorismo” o di farla precedere (per svuotarla) da un grande corteo bipartisan contro «l’attacco terrorista alla democrazia». (Di Mauro, La Repubblica).

Anche chi, come Di Mauro o Prodi, ritiene la guerra all’Iraq un grave errore, che ha alimentato il terrorismo anziché combatterlo, continua a contrapporre “terrorismo” e “democrazia”, affermando il diritto di quest’ultima a “difendersi” con ogni mezzo, compresa la guerra “giusta” in Afghanistan, contro i diversi terrorismi, di cui Al Qaeda o altre reti meno conosciute sarebbero “il preambolo comune”.

Da un parte si mettono così insieme, impedendo di capirli, fenomeni diversi: la legittima resistenza a occupazioni militari; terrorismi “locali”, spesso risposta per quanto condannabile alla repressione o all’invasione; e una rete come Al Qaeda, espressione di poteri che usano il richiamo all’islam e il terrorismo per contendere alle “democrazie” aree, stati e risorse. E d’altra parte si proclama una antitesi assoluta fra “terrorismo” e “democrazia”, incuranti dei fatti che la smentiscono.

Non ci spiegano, ad esempio, i vari Di Mauro e Prodi, cosa distingue gli attentati di New York e di Madrid dalle incursioni che distruggono campi profughi o villaggi palestinesi, mercati e ospedali iracheni o afghani, provocando migliaia di vittime, o un embargo che ha causato oltre un milione di morti in Iraq. Non ci spiegano perché non dedicano minuti di raccoglimento a queste vittime. Eppure si tratta sempre dell’uccisione di civili innocenti per scopi politici, secondo la definizione di terrorismo data da Colin Powell. O diremo che nel caso del terrorismo occidentale si tratta di “guerra” o di “rappresaglie”? Anche Bin Laden, se è per questo, definisce “guerra santa” e “rappresaglia” i suoi barbari attentati. E comune è l’obiettivo, imporre la propria egemonia, anche se battezzata democrazia e libero mercato.

Di Mauro ammonisce: «il movimento pacifista, per primo, proprio perché ha messo in campo un valore universale come la pace… ha il dovere di assumere la condanna del terrorismo come priorità, facendo pesare la sua forza e i suoi ideali contro le bombe».

Ma è appunto quanto i pacifisti fanno già, senza bisogno di mentori, mobilitandosi contro tutte le bombe e i terrorismi, compresi quelli “democratici”, e tutte le occupazioni militari, perché possa essere assicurata a tutti la libertà di vivere e di decidere, che è cosa diversa dalla “democrazia” telecomandata di Bush e Berlusconi.

E che questo movimento sia da sempre contro il terrorismo – non solamente perché provoca morti di civili innocenti – lo dimostra proprio con la sua esistenza, che ha come obiettivo la costruzione di una maggiore partecipazione pubblica e il rifiuto della delega, tantomeno a qualche terrorista – di stato o meno – che pretende di parlare “a nostro nome”.

Per questo è vergognoso che Fassino ci proponga di marciare “contro il terrorismo” insieme a un governo che è complice diretto del terrorismo di Bush e alimenta con l’occupazione dell’Iraq quello di Al Qaeda, facendo di tutti noi il bersaglio in una guerra che non ci appartiene.

E’ una proposta non solo vergognosa ma politicamente stupida. In Spagna i socialisti hanno vinto interpretando, almeno per un giorno e per calcolo elettorale, i sentimenti di chi gridava ad Aznar: “Assassino, tua è la guerra, nostri sono i morti”. In Italia Fassino propone agli assassini di tirarsi fuori dalle difficoltà marciando insieme “contro il terrorismo”.

E’ tempo che il movimento e le forze d’opposizione degne di questo nome costringano i Fassino e Rutelli a dirci con chi stanno – con il movimento per la pace, con le vittime madrilene, afghane, new yorkesi, palestinesi, irachene o con chi è corresponsabile della loro morte – e intanto sappiano costruire un movimento sempre più indipendente e capace di intervenire contro tutte le politiche di guerra.


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