LIBRI. LA PICCOLA TENDA D’AZZURRO, CHE I PRIGIONIERI CHIAMANO CIELO

LA PICCOLA TENDA D’AZZURRO
CHE I PRIGIONIERI CHIAMANO CIELO

di Arrigo Cavallina [Edizioni Ares – pp.336 – euro 15.00]

21 dicembre 1979. Doveva essere un Natale come gli altri. Una vita da ricostruire dopo la prima esperienza del carcere. Invece, la casa si riempì d’improvviso di poliziotti.

Da un muro all’altro rimbalzò la sentenza martellante: «C’è un nuovo ordine di cattura per lei». Inizia così l’intenso racconto autobiogafico, crudo e poetico a un tempo, di Arrigo Cavallina, uno dei protagonisti degli anni di piombo. Passato per una graduale iniziazione alla «lotta armata», da «Potere Operaio» ad «Autonomia Operaia» sino ai «Proletari armati per il comunismo» (Pac), Cavallina ha partecipato a diverse azioni eversive.

Tra i suoi collaboratori si ricorda il latitante Cesare Battisti recentemente tornato alla notorietà delle cronache. Nella sua testimonianza l’autore rievoca gli anni di carcere, rivivendo passo dopo passo il suo avvicinamento alla fede e la decisiva conversione.

Attraverso una sofferta e profonda rivisitazione della propria esperienza, Cavallina diventa un promotore del movimento della «dissociazione» e inizia una vita da «uomo nuovo». La piccola tenda d’azzurro è uno straordinario diario che rievoca pagine di storia ancora sanguinanti. Una voce che supera le strettoie del buio nutrendosi di speranza e insegnando la forza del perdono.

 



L’AUTORE

Arrigo Cavallina nasce a Verona il 17 ottobre 1945. È figlio unico, i genitori hanno un negozio di dolci e caffè, il padre è anche «primo violino» nell’orchestra dell’Arena. Muore nel 1956, quando Arrigo ha 10 anni.

Studente, è impegnato in parrocchia e nell’associazionismo cattolico. Nel 1964 si diploma Ragioniere ed è assunto al Comune di Verona, dove rimane per quattro anni. Contemporaneamente studia e si laurea in Economia e commercio. Insegna e  prende le abilitazioni all’insegnamento di Materie giuridiche, economiche e di ragioneria. E dall’anno scolastico 1969/70 insegna Cultura generale ed Educazione civica in Istituti professionali di Verona.

È sempre più coinvolto politicamente nell’estrema sinistra: dalla federazione giovanile del Pci ai gruppi maoisti a Potere Operaio ai gruppi della cosiddetta Autonomia Operaia, con i quali inizia a compiere attività illegali. Dall’anno scolastico 1973/74 insegna e abita in provincia di Milano. Nel marzo del 1975 è arrestato con imputazioni di associazione sovversiva e rapina. Sta in carcere quasi tre anni. Esce nel dicembre 1977 con una provvisoria assoluzione. Nel corso del 1978 partecipa alla costituzione e alle gravissime attività illegali, quasi esclusivamente contro il sistema carcerario e il suo personale, di un gruppetto autonomo chiamato «Proletari armati per il comunismo» (Pac).

Sempre nel 1978 muore anche la mamma di Arrigo. Nel 1979 i Pac si sciolgono e Arrigo, ancora sospeso dall’insegnamento, ripiega nella ricostruzione della vita privata. Alla fine del 1979 è nuovamente arrestato, prima per il procedimento cosiddetto «7 aprile» contro l’Autonomia, poi anche per le attività della banda Pac. Tra i promotori del movimento della dissociazione, approfondisce le ragioni del suo dissenso alla lotta armata e cerca di superare la disperazione affrontando i nodi del rapporto tra rimorsi e continuità della persona, tra responsabilità e progetto di vita, tra riscoperta della fede e dubbi, tra perdono e nuovo impegno.

Partecipa a molte iniziative di animazione della vita carceraria, di formazione e inserimento professionale anche per i detenuti comuni, di collegamenti col mondo esterno. Percorre contraddittorie vicende processuali, dalle richieste di ergastolo alla scarcerazione alla fine del 1987. Torna ad abitare a Verona. Dal 1988 alterna gli arresti domiciliari con nuovo carcere e con il pieno ritorno in libertà, sempre in attesa che le condanne diventino definitive. Alla conclusione degli esami già sostenuti in carcere, si laurea in Giurisprudenza con una tesi di Criminologia su “La rieducazione del condannato e l’efficacia civile del perdono”.

Lavora con il gruppo (poi Fondazione) Exodus nell’ambito delle tossicodipendenze. Prende il diploma di educatore professionale e, tra gli altri, un attestato di formatore dell’’Educazione alla pace. Nel 1992 si sposa con Elisabetta. Nel 1993 sconta gli ultimi sei mesi di carcere (di cui tre in semilibertà) in seguito al passaggio in giudicato della condanna a 15 anni.

Il lavoro alle dipendenze della Fondazione Exodus prosegue fino a novembre 2003, con particolare riguardo agli interventi di prevenzione educativa e ai progetti in carcere. Al raggiungimento del minimo dei contributi di pensione, Arrigo interrompe il rapporto di lavoro e prosegue le attività rivolte al carcere, al reinserimento dei detenuti e alla sensibilizzazione sociale sui temi della pena con le associazioni di volontariato «La fraternità» e «Don Tonino Bello». Dal 1984 collabora con «Studi Cattolici».