«L’UOMO DELLA CARITÁ » IN TV

Sta, finalmente, per essere trasmessa da Mediaset «L’Uomo della carità», la mini serie in due puntate, prodotta dalla I.F.F. di Fulvio e Paola Lucisano per Rti, liberamente ispirata alla vita di monsignor Luigi Di Liegro. Girata nell’ estate del 2005 e presentata in anteprima alla «Festa del cinema di Roma» l’autunno scorso con successo di pubblico e di critica, la fiction è stata ‘preparata’ con grande cura e passione da tutti coloro che, fortemente, l’hanno voluta: Giulio Scarpati, in primis, che è ‘l’anima e il corpo’ di Don Luigi, Fabrizio Battelli e Nora Venturini che hanno curato la sceneggiatura e Alessandro Di Robilant, il regista, con il quale Scarpati aveva già portato sullo schermo un’altra figura a suo modo carismatica, Rosario Livatino, quel ‘giudice ragazzino’ che gli valse un David di Donatello.

«Non si può amare a distanza, restando fuori dalla mischia, senza sporcarsi le mani, ma soprattutto non si può amare senza condividere» diceva Don Luigi, nato a Gaeta il 16 ottobre del 1928 e morto a Milano il 12 ottobre 1997 a soli 69 anni. Quando tre giorni dopo, il 15 ottobre a Roma, si svolsero i suoi funerali, sembrava che tutta la città si fosse fermata per salutare in un unico grande abbraccio quel prete ‘scomodo’ che non aveva avuto mai paura di «sporcarsi le mani» e di vivere il messaggio di Cristo concretamente, gettandosi nella mischia e rischiando in prima persona senza guardare in faccia  nessuno, laici, mondo della chiesa, politici di ogni parte.

Appena ordinato sacerdote, il 4 aprile del 1953, divenne Vicario Parrocchiale nella parrocchia di S. Leone I., nel difficile quartiere del Prenestino e nel 1959 fu in Belgio dove condivise vita e sofferenze dei molti italiani che lì lavoravano nelle miniere. É del febbraio 1974 il convegno, illuminante e scomodo, sui mali di Roma che volle fortemente per denunciare le mancanze della capitale e i suoi responsabili nei confronti dei più deboli ed emarginati. Quando nel 1979 nasce la Caritas Diocesana di Roma, don Luigi ne divenne subito direttore e anima, con migliaia di volontari che seguivano il suo insegnamento e la sua lotta contro povertà, emarginazione e soprattutto indifferenza. Molte sono le battaglie che lo vedono in prima linea, la più famosa, probabilmente, dopo l’apertura di una Casa Famiglia per i malati di AIDS nell’esclusivo quartiere Parioli nel 1988, fu quella che ebbe come teatro l’ex Pastificio Pantanella nell’inverno 1990-1991. L’opera di Don Luigi non resterà chiusa nei confini della città di Roma ma troverà forza anche nel resto d’Italia e perfino fuori dei suoi confini, senza mai risparmiarsi, quasi «un san Francesco redivivo», come lo definirà un ammirato Federico Fellini.

Ecco dunque che la fiction che potremo vedere lunedì 21 e martedì 22 maggio 2007 su Canale 5 è qualcosa di più di una semplice biografia e, ancor meno, ‘un santino’, dubbio iniziale che prese tutti coloro che erano coinvolti nell’avventura, da Scarpati a De Robilant. In essa verranno raccontati i momenti più significativi della vita di questo prete ‘di frontiera’ al quale Scarpati, con la sensibilità, la delicatezza, la profondità e la professionalità che lo distinguono, dà vita. Non è un caso che, quasi 15 anni dopo (era il 1993) si siano ritrovati sullo stesso set l’interprete e il regista di quel «Giudice ragazzino», appunto, «che – sono parole dello stesso Scarpati – mi ha dato di più, professionalmente ed umanamente». Ne «L’Uomo della Carità», dunque, attore e regista hanno ritrovato e ricreato quell’alchimia di allora, affascinati da un uomo che tutto si diede per gli altri in una società come quella  in cui viviamo che diventa ogni giorno sempre più indifferente.

«É la cosa migliore che abbia mai fatto – dice sempre l’ attore a chi gli chiede perché tra tutte le sue interpretazioni questa di don Luigi gli sia rimasta ‘addosso’ e nel cuore -; ne ho apprezzato il coraggio, la volontà e la determinazione di perseguire quello in cui credeva fino al limite dell’assoluto». I pericoli nell’affrontare questa nuova sfida erano tanti, anche perché sono molte le persone che conobbero e vissero insieme a Di Liegro e che testimoniano ancora la sua opera. Ma l’accoglienza affettuosa, ammirata e commossa che da esse Scarpati ebbe proprio in occasione della ‘prima’ alla «Festa del Cinema» di Roma, ci confermano ancora di più che la televisione, quando è in mano di chi dedica tutto se stesso con convinzione e professionalità a prodotti mai banali e sempre fatti col cuore , può essere il primo e più immediato strumento per avvicinare la gente – e, in questo caso, soprattutto i giovani – a temi non sempre facili ma che siano in grado di lasciare dentro qualcosa di molto profondo.

Elena Saccomani