MASS MEDIA. LA RAI OSCURA LO SPOT «MOLTE SCUOLE, NESSUNA CHIESA»

Forse le emozioni legate alla scomparsa di Giovanni Paolo II e all’elezione del nuovo pontefice romano rendono in questo periodo distratti rispetto al pluralismo religioso che abita la società italiana. E’ così avvenuto che la Rai abbia respinto la pubblicità a pagamento inviata dalla Chiesa Valdese per la campagna dell’8 per mille, malgrado fosse stato già stipulato un regolare contratto. 
 
Lo slogan incriminato, di cui è stata chiesta la modifica, è “Molte scuole, nessuna chiesa” con la quale si vuole sottolineare come i fondi così ottenuti non siano utilizzati per fini confessionali, stipendi di pastori o costruzioni di chiese, ma solo per progetti di solidarietà e assistenza.
 
Si tratta chiaramente di un atto intollerante. In una lettera inviata al direttore generale RAI Flavio Cattaneo, la pastora Maria Bonafede, vice-moderatore della Tavola Valdese, ha chiesto chiarimenti sulla vicenda, esprimendo sorpresa e preoccupazione per una decisione “che ha il sapore della censura, della violazione di un fondamentale diritto alla comunicazione e della discriminazione nei confronti di una minoranza religiosa”.
 
La Chiesa Valdese è l’unica che presenta ogni anno con estrema trasparenza i bilanci di gestione dell’8 per mille, (è possibile trovare i dati sulla gestione di tutti i fondi 8 per mille sul sito dell’Associazione consumatori: www.aduc.it e quelli relativi alla Chiesa Valdese sul sito: www.chiesavaldese.org ).
 
La Federazione delle Chiese evangeliche in Italia lamenta inoltre la cancellazione del programma radiofonico “Culto evangelico” che doveva andare in onda domenica 3 aprile alle 7,30 su RAI Radiouno. In occasione della morte del Papa la trasmissione è stata soppressa senza che alcuna comunicazione ne sia stata data agli autori o al pubblico (stimato su un milione e 400 mila persone).
 
Poiché si tratta di fatti di grave discriminazione nei confronti di una minoranza, è importante denunciarli e farli conoscere alla maggioranza dei cittadini. E’ sempre più diffusa infatti una identificazione, sui media italiani, del cristianesimo con il cattolicesimo romano. Anche in occasione dei dibattiti etici, e in particolare di quelli legati al referendum sulla procreazione assistita, non pare esserci spazio per le opinioni differenziate che le diverse chiese cristiane (o le diverse religioni) esprimono.

E’ importante dunque segnalare la necessità che i media ritornino ad una informazione pluralista che corrisponde ad una società laica nella quale i cittadini possano muoversi con libertà.
 
Letizia Tomassone
(Pastora Valdese)