[di Gianfranco Bettin • 28.01.01] Una corrente nera, da sempre, accompagna il prepotente sviluppo economico e produttivo del Nordest. Una corrente che, nel flusso di ricchezza creatosi, porta i lucrosi guadagni di diverse attività illegali, alcune delle quali tipicamente criminali.

NEI CASINI CERCANDO SE STESSI

Questo lato d’ombra dello sviluppo, sempre negato dagli apologeti del “modello”, ha talvolta accompagnato e addirittura provocato, o quantomeno accentuato, taluni mutamenti del costume, delle mentalità, degli stili di vita. E’ noto, ad esempio, che, fin dall’inizio della loro diffusione, le droghe pesanti e in particolare l’eroina hanno trovato basi d’appoggio e circuiti di distribuzione paralleli ma anche intrecciati a quelli delle attività produttive e commerciali legali e che, anzi, i titolari di queste attività hanno a volte utilizzato la parte “nera” per garantirsi un’adeguata “accumulazione originaria” o un più ricco surplus di profitti. Questa compresenza dei due circuiti economici, legale e illegale, e la loro fusione, è stata confermata anche di recente da diverse indagini.Un filone fresco, con tutte le caratteristiche tipiche dei più stagionati, è stato aperto da un’altra indagine della magistratura di Vicenza sull’attività delle cosiddette discoteche di “Lap Dance”. Quattro distinti imprenditori veneti, “manager” di quello che potremmo chiamare, con Aldo Bonomi, il “distretto del piacere”, esteso tra Veneto ed Emilia Romagna, sono stati arrestati, e più di altre trenta persone sono state denunciate nel quadro di una indagine sullo sfruttamento della prostituzione e della condizione di illegalità degli immigrati, in un’area che va dal Friuli all’Emilia, con una ventina di locali interessati e con il coinvolgimento della malavita ceka e ungherese.A detta degli inquirenti, “un’organizzazione gerarchica e ramificata”, con driver arruolati apposta per trasportare da e per i paesi d’oltre confine ragazze munite di visto turistico in realtà sfruttate nei locali non solo per ballare e per accogliere negli slip le “mille lire” che i clienti eccitati vi infilano ma, soprattutto, per prostituirsi a fine serata nel lato “privé” dei locali. Locali che stanno conoscendo un vero boom soprattutto nel ricco, viziato, frustrato Veneto. Dopo decenni di bigottismo, dopo il boom dei cinema a luci rosse e dei sexy shop, dopo l’entusiastico arrembaggio agli harem a cielo aperto, quasi sempre gestiti da racket ferocissimi che sono le strade della regione pullulanti di ragazze a buon mercato, ora la discoteca a base di “lap dance” con annesso postribolo è infatti l’ultimo grido. L’ultimo grido, anche, di un popolo di arricchiti, capace solo di comprarsi, con quel che ha nelle tasche, ciò che non ha più dentro di sé.