[di Ferruccio Melappioni • 11.07.03] Per Simone Bauce il cammino di formazione continua in Colombia. Ai Giovani: “Non abbiate paura di coltivare il sogno”. L’arzignanese Simone Bauce, dopo quattro anni di studio e servizio ai poveri tra Padova e Venegono Superiore partirà, l’otto luglio, per Bogotà capitale della Colombia. Il 31 maggio scorso ha dato, nella sua Parrocchia di Castello, il  primo “sì” temporaneo d’adesione ai valori e alle regole,della congregazione religiosa,dei missionari Comboniani.

«O NIGRIZIA O MORTE» DICEVA COMBONI. INTERVISTA A SIMONE BAUCE

L’arzignanese Simone Bauce, dopo quattro anni di studio e servizio ai poveri tra Padova e Venegono Superiore partirà, l’otto luglio,per Bogotà capitale della Colombia. Il 31 maggio scorso ha dato, nella sua Parrocchia di Castello, il  primo “sì” temporaneo d’adesione ai valori e alle regole,della congregazione religiosa,dei missionari Comboniani. La professione religiosa si è svolta, assieme agli altri due novizi Giacomo Cenci di Pesaro e Gianluca Castaldi di Varese. Parenti, amici ma anche gente incuriosita dall’evento si è ritrovata, riempiendo la chiesa della visitazione della Beata Vergine Maria. Simone, partirà  per continuare i suoi studi di teologia, immerso in una realtà di “viva” missione, nel terzo mondo. Ha accettato d’incontrarci, in questo periodo di riposo, per fermarsi a fare una revisione del cammino compiuto.
 
Il motto del vostro fondatore Daniele Comboni è:”O Nigrizia o morte.” Che cosa significa?
Era il grido di “battaglia” che usava nell’800 il nostro fondatore. Simboleggiava il suo stile di vita cioè la scelta dell’Africa fino alla morte. Oggi si può riattualizzare nel motto: spendo la mia vita per tutte le situazioni di “Nigrizia”; cioè per i più poveri e abbandonati, senza distinzioni geografiche.
 
La professione religiosa è stata caratterizzata dai riti tipici delle esperienze di missione.
Tutto questo, per noi missionari in formazione è un assaggio dell’incontro con altri popoli. Per i missionari rientrati in Italia,dopo lunghe esperienze  è un tentativo di portare la gioia, la festa, la speranza delle celebrazioni fatte nel sud del mondo. In Italia si tenta di spiegare i tanti gesti, non usuali per queste zone perché c’è il rischio che il tutto sembri pura coreografia. Nel sud del mondo questi modi di celebrare si sono evoluti,dal modello tradizionale in forme proprie e quindi variano da posto a posto con  danze, movimenti o canti.
 
Le esperienze fatte hanno cambiato o riconfermato i tuoi ideali?

Sento riconfermati gli ideali veri tipo: la giustizia, l’amore, la pace, la convivialità; per altri, tipo certe forme di pietismo legate a visioni sfalsate del lavoro del  missionario nel mondo, c’è stata un’evoluzione e purificazione in me. Nessuno è un salvatore. Dopo questa cerimonia io e gli altri due novizi ci siamo impegnati a vivere in castità, povertà e obbedienza, di fronte alla chiesa. E’ in qualche modo un consegnarsi a Dio, anche se allo stesso tempo è Dio stesso che ci consacra. Questa è la priorità rispetto a tutti i valori o ideali, che mi hanno accompagnato in questi anni di formazione.
 
Che cosa ti aspetti dalla Colombia?
Premetto che vado in Colombia essenzialmente per studiare e questo occuperà la maggior parte del mio tempo. Le aspettative sono tante ma è meglio levarsele dalla testa.  Incontrare un altro popolo, cultura e”mondo”, significa spogliarsi di tutto quello che si è: lingua, cultura, tradizioni per andare ad imparare. Cercherò di entrare in punta di piedi; solo così si può capire quali sono le loro esigenze.
 
In che modo il singolo, o forse il gruppo, può organizzarsi ed impegnarsi per far sentire la sua voce sulla realtà economica e politica locale?
La prima cosa su cui  insisto sempre  è l’informazione; il disinteresse è il peggior nemico di noi stessi. Se non siamo informati è inutile che parliamo. E’ importante un’informazione che venga dal sud del mondo senza filtri; ciò che sentiamo e vediamo dai nostri telegiornali quotidiani è solo una piccola parte di ciò che ci vogliono far vedere. Si sta tentando di costruire via internet, una rete d’informazione diretta dal sud del mondo. Un esempio è l’agenzia di stampa MISNA a Roma divenuta nel giro di pochi anni la più importante agenzia di stampa missionaria del mondo, fondata da un Comboniano, con numerosi accessi quotidiani al suo sito inoltre ci sono associazioni come “Unimondo.org”, che trattano svariati argomenti, puntando sull’approfondimento. Il passo successivo è quello della formazione a medio, lungo termine. Ci sono vari organismi cattolici e non, come le ONG (organizzazioni non governative), che si adoperano a tale scopo su temi tipo globalizzazione o giustizia nord/Sud.
I tempi sono maturi perché la società civile cominci  a muoversi, usufruendo dei prodotti del commercio equo e solidale o depositando i propri fondi in Banca Etica, ove abbiamo la garanzia che i nostri soldi non sono usati per finanziare traffici illeciti d’armi o droga.
 
Cosa ti porterai via tra quello che hai ritrovato in questi giorni a casa tua?
Porto con me il calore, l’affetto e la vicinanza d’amici e non solo che mi hanno accolto con la preghiera e la stima. Valgono come attestati d’incoraggiamento e solidarietà; per il resto sono impaziente di partire.
 
Un appello a tutti quei giovani che hanno un sogno e non sanno come realizzarlo.
Non abbiate paura di coltivare il sogno; per farlo bisogna fare fatica, soffrire, stringere i denti, rischiare. Se non si rischia, di sicuro svanisce ed è un peccato perché potrebbe essere qualcosa di bello. Con chi sognare, poi dipende dal sogno…