RETE LILLIPUT VERONA: «DIFENDIAMO LA NOSTRA COSTITUZIONE. IL 25 E 26 GIUGNO VOTA NO AL REFERENDUM»

La nostra Costituzione: la nostra storia, i nostri valori e principi

 

Scritta all’indomani della lotta di resistenza da uomini come Calamandrei, Di Vittorio, Dossetti, Einaudi, Fanfani, La Pira, Iotti, Lussu, Moro, Mortati, Pertini, Togliatti, Terracini, Basso e in vigore dal 1° gennaio del 1948 la nostra Costituzione costituisce la felice sintesi del confronto di tre grandi correnti di pensiero culturali e politiche: la liberale, la socialista e la cattolica. Essa ha garantito per quasi sessant’anni la convivenza democratica e la certezza dei diritti e delle libertà fondamentali  rappresentando il quadro nel quale, non senza aspri conflitti, grandi conquiste civili e sociali sono state conseguite e consolidate. Oggi, tutto questo con la riforma cui siamo chiamati con il referendum ad esprimere un voto, verrà in buona parte modificato e riscritto.

Le ragioni del nostro NO

 

Diciamo NO a questa riforma perché:

il metodo con cui si è giunti a questa profonda revisione nulla ha a che vedere con il clima culturale in cui venne elaborato il testo della nostra Costituzione e con lo stesso percorso che, a partire dalla fine degli anni Settanta, aveva caratterizzato diverse legislature nel tentativo di dare una risposta organica ed esaustiva alla maturata esigenza di un  ripensamento e di un  adeguamento del quadro istituzionale. E’ mancata cioè, da una parte quel senso di continuità con il lungo processo di elaborazione e discussione  svolto, dall’altra  la capacità di una paziente ricerca di larga intesa, in grado di aprire canali di dialogo fra gli opposti schieramenti politici, coinvolgendo i rappresentanti delle Regioni e degli enti locali. Il ricorso, come già avvenuto nel 2001 da una diversa coalizione politica, alla forza dei numeri della sola maggioranza per modificare la Costituzione, di fatto ne ha screditato il valore, riducendo la stessa a un terreno e un’arma dello scontro politico.

• l’istituzione del Senato federale; la nuova ripartizione netta, di fatto impraticabile, di competenze legislative tra Camera, Senato e Regioni e l’attribuzione a queste ultime di una competenza legislativa esclusiva in materia di assistenza e organizzazione sanitaria, organizzazione scolastica e polizia amministrativa; meglio nota come “devolution”; comporterà, come è facile immaginare, un iter legislativo complesso, confuso ed alquanto incerto, con conseguente frammentazione legislativa e rischio di continui conflitti e ricorsi tra le istituzioni locali e centrali, determinati dalla stessa confusione di ruoli e competenze che ne deriverebbe tra Stato e Regioni.

• introduce la figura del Primo Ministro affidandogli ampi poteri e nuove funzioni, secondo uno schema che non trova precedenti e uguali in altri modelli costituzionali delle moderne democrazie. Il rischio di condizionamento di una sola persona sulla vita e volontà del Parlamento (e non solo quindi sulla sua stessa maggioranza) è reale; tanto più che la nuova riforma accentra i poteri al premier senza indicare i necessari vincoli di “pesi e contrappesi”, di equilibri istituzionali e di limiti e regole da condividere, che ne dovrebbero in un certo senso, limitare l’azione e fungere da controllo.

altera ed indebolisce la principali istituzioni di garanzia poste in essere dai padri costituenti, primo fra tutti il Presidente della Repubblica. A questi infatti vengono sottratti diversi poteri modificandone così di fatto ruolo e funzioni. La stessa Corte Costituzionale, per l’effetto dell’aumento da 5 a 7 magistrati di nomina parlamentare, vedrebbe ridotta la sua autonomia e la sua funzione di supremo e indipendente custode delle norme e degli equilibri istituzionali, a vantaggio di un aumento della pressione e controllo politico.

• con l’introduzione della “devolution” in materie quali sanità, istruzione e polizia amministrativa è alto il rischio di un frazionamento dei servizi essenziali in tanti diversi “servizi regionali”, con conseguente forti differenziazioni di prestazioni nelle diverse Regioni. Diritti sociali che oggi sono considerati fondamentali e uguali per tutti i cittadini, potrebbero così in un prossimo futuro non esserlo più.

La Rete Lilliput per queste ragioni, ribadisce la propria ferma contrarietà a questa riforma, impegnandosi fin d’ora a partecipare a quelle iniziative orientate al  consolidamento e ammodernamento della nostra Costituzione allo scopo di realizzarne i principi e valori originari in essa enunciati, come elementi fondamentali di identità e di unità della nostra nazione.  In questo senso auspichiamo che  il referendum sia l’occasione per  conoscere e approfondire  il senso e il valore della nostra Costituzione e aprire un impegnato e costruttivo confronto tra gli stessi cittadini e le forze politiche; primo importante segno di una partecipazione che renda effettiva e più matura la nostra democrazia.

DIFENDIAMO LA NOSTRA COSTITUZIONE. IL 25 E 26 GIUGNO VOTA NO AL REFERENDUM.

RETE LILLIPUT – Nodo di Verona

Per ulteriori approfondimenti e materiali vedi: http://www.retelilliput.org/verona