[LINO CATTABIANCHI • 31.05.04] Il resoconto di quanto emerso a Verona il 28 maggio nel corso della “Prima giornata Milaniana: le Barbiane del mondo”. Durante il convegno hanno preso la parola p. Alex Zanotelli, Giulietto Chiesa e Raniero La Valle…

RIFLETTORI SULLE “BARBIANE” DEL MONDO

Barbiana metafora del mondo da cambiare: su questa falsariga si sono confrontati, nel dibattito conclusivo della prima giornata milaniana nazionale, svoltasi a Verona il 28 maggio, padre Alex Zanotelli, Giulietto Chiesa e Raniero La Valle, intervistati da Francesco Comina. “Barbiana non più legata topograficamente al Mugello, ma simbolo universale di una società dell’esclusione, impegno non ancora esaurito, messaggio che continua” ha sintetizzato nella premessa, Mariano Mariotto, storico animatore del movimento milaniano a Verona.

“Non pensavo –ha esordito Zanotelli- che arrivassimo dove siamo arrivati: chi paga sono sempre i poveri, milioni di persone. Anche nel rione Sanità, a Napoli, dove vivo dopo l’esperienza della baraccopoli di Korogocho in Kenia, la camorra ha cambiato nome: la chiamano “o’ sistema”. Impegnarsi in questo oggi, per noi vuol dire dare un contributo alla Chiesa. Nel 2050 su 8 miliardi di persone, 6 vivranno in megalopoli; 3,5 in baraccopoli. In Africa il 71% vive in baraccopoli. Le baraccopoli non sono nella mappa e generano una violenza orribile che viene pagata dai poveri e si scarica specialmente sulle donne. E’ difficile lavorare coi poveri, che, come i ricchi sono pervasi di individualismo”.

“Tutto quello che accade nelle Barbiane del mondo non filtra nel mondo dell’informazione: nessuno vuole le informazioni dell’America Latina. Non conosciamo il mondo –ha continuato il giornalista Giulietto Chiesa- siamo immersi in una fabbrica di sogni come polli di allevamento. L’attuale ritmo di consumi ha una prospettiva mondiale di non più di dieci anni: stiamo decidendo il futuro dei nostri figli. Le guerre sono cominciate per questo: sono guerre di sopravvivenza”.

“E allora, come riconquistare l’informazione”? ha insistito Francesco Comina. “I cinque uomini  più potenti del mondo hanno mentito 234 volte in due anni per costruire le ragioni di una guerra basata su false premesse: dov’erano i direttori dei giornali?” ha risposto Chiesa. “Il quarto potere è finito davanti alla televisione: non c’è più l’idea del bene comune in una democrazia da riconquistare. Un riunione nel salotto televisivo di Bruno Vespa vale oggi più del Parlamento. Il risultato è che, senza sapere  perché, siamo in guerra”.

“Barbiana –ha spiegato Raniero La Valle- non è il luogo dell’esclusione, ma dell’inclusione. Don Milani ha usato il grande strumento della Parola: l’alfabetizzazione è l’introduzione nell’umano. La Parola è un antidoto, non solo un mezzo di comunicazione: l’alternativa ad uccidersi. Parola è connaisance: nascere insieme. Barbiana è il luogo in cui si passa dall’esclusione all’inclusione. Oggi sono tre i luoghi dell’esclusione: a Guantanamo sono esclusi dal diritto dei non-prigionieri di guerra, combattenti illegali contro l’unica potenza legittimata a fare la guerra;  ad Abu Graibh l’esclusione dalla dignità umana passa attraverso torture previste dal manuale e svelate come una sfida al mondo islamico per innescare la guerra di civiltà; a Gaza, l’esclusione dalla cittadinanza, è imposta da una minoranza di coloni perché non esista mai uno stato palestinese. Il mercato globale è il riassunto delle altre esclusioni: 1,7 miliardi di persone vi accedono escludendo tutte le altri. Occorre fare del mondo una grande Barbiana, dare ai poveri la vita attraverso la Parola, la cittadinanza, il diritto. Altrimenti don Milani sarà morto di nuovo”. Sulla forza della testimonianza milaniana, non ha avuto dubbi padre Alex: “E’ sconvolgente rileggere don Milani, specialmente davanti al silenzio della Chiesa, alla Chiesa neutrale, alla Chiesa che tradisce il Vangelo. Bisogna rompere il bozzolo e parlare con l’Altro: la Parola solleva il mondo”.

“Il pacifismo attivo di don Milani –ha ribadito Giulietto Chiesa- è un impegno individuale a cambiare: ci vuole un salto di qualità dei movimenti, una nuova capacità di rappresentazione per riconquistare il bene comune attraverso la politica: c’è solo una generazione per farlo”. Ad una politica non partitica “rilanciata dall’attività di base” si è detto favorevole Zanotelli, mentre La Valle ha sottolineato il valore essenziale della mediazione politica e del principio di rappresentanza per promuovere un progetto di inclusione ispirato dalla società politica. Dalle conclusioni, tratte da Francesco Comina nel ricordo di padre Ernesto Balducci, che fu amico e interlocutore appassionato di don Milani, è emersa la grande vitalità dell’opera e della testimonianza milaniana e la risposta nell’impegno individuale a cambiare che le giornate veronesi hanno cercato di coniugare alla più bruciante attualità.