[Il Gazzettino • 28.10.04] Il tam-tam è partito il 18 ottobre da Rebibbia, e prevede una serie di appuntamenti nelle principali e più mal messe carceri italiane: oggi tocca a quella di Bologna, dove 930 detenuti soggiornano in una struttura che me può ospitare 360...

VENETO. NELLE CARCERI PROTESTE ED INIZIATIVE DI RECUPERO

Il tam-tam è partito il 18 ottobre da Rebibbia, e prevede una serie di appuntamenti nelle principali e più mal messe carceri italiane: oggi tocca a quella di Bologna, dove 930 detenuti soggiornano in una struttura che me può ospitare 360. Un quarto di essi sono tossicodipendenti, un quinto sieropositivi, e quest’anno si sono registrati tre casi di tubercolosi. C’è appena un educatore ogni cento detenuti; la metà dei carcerati sono in attesa di giudizio; quasi il 20 per cento viene prosciolto o assolto successivamente alla detenzione.

A richiamare l’attenzione su questo pianeta sommerso e sovraffollato è l’associazione Papillon, che organizza per oggi alle 16 una manifestazione di protesta nel capoluogo emiliano, davanti alla Dozza. Ma il fenomeno è generalizzato, ed è particolarmente pesante anche a Nordest, come documenta la tabella che pubblichiamo qui a fianco. Nell’insieme di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, a fronte di una capienza regolare complessiva di 2.630 posti, c’è un esubero di ben 1.169 detenuti. Particolarmente pesanti risultano le situazioni delle carceri del Due Palazzi di Padova, di Treviso Santa Bona, di Vicenza San Pio X e di Tolmezzo.

A denunciare la situazione carceraria è intervenuto nei giorni scorsi anche il mondo del volontariato della giustizia, riunito per la sua terza assemblea nazionale. Secca l’analisi: il sistema penale punitivo è fallito, le conquiste sociali vengono quotidianamente calpestate, la violenza del sistema ricade sui più deboli. Livio Ferrari, presidente della Conferenza nazionale del settore, ha ricordato le proteste di questi giorni in tante carceri italiane, definendole fin troppo civili. Non si può rispondere alla violenza con la violenza, ha ricordato Ferrari, aggiungendo però che il buonismo e le buone azioni non bastano più: “Dobbiamo avere la forza di indignarci e non fare sconti a nessuno, neanche alla politica”.

Quello che più colpisce, per Ferrari, è che alla fine ci si abitua tutti i giorni ad accettare una situazione di degrado: “Non vogliamo creare situazioni di istigazione, ma non è possibile accettare che chi ha in mano la forza politica ed economica possa calpestare a suo piacimento i deboli”. Da qui l’impegno a mettere in atto forme concrete di protesta.
 
Dove c’è la protesta
 
Sono 120 le carceri italiane in cui i detenuti hanno aderito alla protesta delle ultime settimane per chiedere un indulto generalizzato di almeno tre anni, l’abolizione dell’ ergastolo, la depenalizzazione dei reati minori, il miglioramento dell’ assistenza sanitaria in carcere e contro il sovraffollamento. L’agitazione è partita da Rebibbia con l’astensione dei “lavoranti” e uno sciopero della fame.
 
Sciopero della fame fra i detenuti …
 
Sciopero della fame fra i detenuti del carcere di Rovigo. La protesta è scattata ieri mattina – così pure all’interno di altri istituti di pena italiani – e durerà almeno fino a domenica. Sono 87 i detenuti nella struttura di via Verdi (71 uomini e 16 donne) e da tempo lamentano le precarie condizioni in cui sono costretti a vivere. Ieri è iniziata la forma di protesta più clamorosa, quella dello sciopero della fame, i detenuti, quindi rifiutano di ricevere il vitto fornito dal carcere. Era stato anticipato nei giorni scorsi, ieri il proposito è stato messo in pratica. I contenuti di questo malumore sono contenuti in una lettera inviata al direttore del carcere, al magistrato di sorveglianza e al provveditore del Triveneto delle strutture carcerarie.

I detenuti denunciano il sovraffollamento della casa circondariale rodigina, nelle celle da due si sta in tre ed in quelle da tre in quattro. Fra i punti critici anche l’igiene: ci sono solo 4 docce funzionanti. Inoltre anche il settore sanitario è pieno di lacune: si denuncia che non sempre i farmaci richiesti giungono ai malati e che spesso le visite mediche specialistiche non arrivano a varcare le porte del carcere. Dalla protesta restano esclusi i poliziotti penitenziari, elogiati per il loro impegno verso i detenuti. I malumori dei detenuti si inseriscono proprio in quelli della polizia penitenziaria, che da tempo lamenta una carenza di personale che continua ad accrescere il disagio delle condizioni di lavoro. Ieri a Rovigo si è svolto un incontro con il provveditore del Triveneto Felice Bocchino. “Si parla del nuovo carcere – sbotta Giampietro Pegoraro, rappresentante sindacale della Cgil – ma quello che veramente serve sono delle nuove assunzioni. A Rovigo servirebbero almeno 15 unità in più, 10 uomini e cinque donne. In tutto il Veneto sono stati assegnati 234 dipendenti in più, a fronte di una richiesta di 371”.

I disagi denunciati dalla polizia penitenziaria di Rovigo avevano chiamato in causa, qualche settimana fa, anche il prefetto, che si era poi impegnato per cercare una soluzione ai problemi evidenziati dai lavoratori della struttura di via Verdi.
 
Una rete di aiuto per chi ne esce
 
A Nordest esiste una fitta rete di interventi a sostegno dei carcerati. In Veneto, ci sono numerose cooperative presso le quali i detenuti possono fare volontariato: Girasole (Selvazzano), Abba (Caorle), Antares (Padova), Fratres (Fontaniva, Galliera, Camposanmartino), Germoglio (Arzregrande), Il Nodo (Albignasego), Nuova Idea (Abano), Polis Nova (Padova), Mani Tese (Padova), Angoli di Mondi (Padova). In Friuli-Venezia Giulia, tra le altre associazioni di volontariato che si occupano del pianeta carceri, da ricordare a Udine Icaro, Centro solidarietà giovani, Volontari penitenziari Speranza; a Tolmezzo L’Airone, Comunità di Rinascita, associazione Penitenziario Vita Nuova; a Pordenone, Associazione Carcere e Comunità, e la San Vincenzo dè Paoli.
 
A Padova un ponte con la scuola
 
C’è un ponte tra scuola e carcere. È stato gettato a Padova, dove dopo le esperienze realizzate negli anni scorsi con le scuole di Limena e Camposampiero, il Comune capoluogo ha favorito assieme a “Ristretti” (sito internet: www.ristretti.it) l’avvio di un progetto sperimentale per la prevenzione della devianza minorile, rivolto a tutte le scuole medie superiori della città disponibili all’iniziativa. Il programma è stato avviato all’inizio di quest’anno, col titolo “Il carcere entra a scuola”, e ha preso le mosse con un questionario anonimo sulla legalità e la devianza. In Veneto esistono altre iniziative che si prefiggono l’obiettivo di mettere in relazione la scuola e il carcere: uno riguarda le carceri di Verona e Padova, l’altro un progetto di educazione alla cittadinanza, e si svolge a Treviso.
 
Ristretti Orizzonti
 
“Ristretti Orizzonti” è il periodico della vita carceraria, edito in sette numeri l’anno. Esce regolarmente dal 1997 ed ora ha due redazioni: al Due Palazzi di Padova e alla Giudecca di Venezia (nel carcere femminile). È diretto dalla padovana Ornella Favero ed è collegata al sito internet www.ristretti.it, che conta 6.500 pagine di atti e documenti e oltre 100mila visitatori l’anno.
 
Organici in crisi, poche guardie
 
Al sovraffollamento dei penitenziari e alla condizione precaria di troppe strutture carcerarie si somma un altro fattore che va ad aggravare la crisi esistente nel nostro Paese: la carenza degli organici delle guardie e del personale in genere, che a Nordest presenta un buco di circa 450 unità; cifra che diventa molto più consistente, salendo a 750, se si contano anche le assenze e di distacchi.

L’organico vede oggi 1.556 agenti in Veneto, 540 nel Friuli-Venezia Giulia, e 237 nel Trentino-Alto Adige. Tutto a questo a fronte di una popolazione che nelle tre regioni assomma a poco meno di quattromila detenuti. Nel complesso delle carceri italiane, gli agenti sono 42.414, con un totale di poco meno di 56mila detenuti.