[GRILLOnews • 16.02.05] La deputata veronese Tiziana Valpiana (PRC) ha presentato una interrogazione a risposta scritta al Presidente del Consiglio Berlusconi e al Ministro degli Interni per di rimuovere dal proprio incarico Roberto Calderoli, il leghista Ministro per le Riforme...

VERONA. GRANE PADANE

La deputata veronese Tiziana Valpiana (PRC) ha presentato una interrogazione a risposta scritta al Presidente del Consiglio Berlusconi e al Ministro degli Interni per rimuovere dal proprio incarico Roberto Calderoli, il leghista Ministro per le Riforme.

“Il Ministro Calderoli si dimetta. I cittadini e le cittadine non possono sopportare i travestimenti e le carnevalate della Lega,  che hanno un solo obiettivo, distruggere l’operato della magistratura”. Ed ancora: “Non si può accettare – dice Tiziana Valpiana- che un ministro della Repubblica partecipi a manifestazioni pubbliche come quella che si è tenuta a Verona il 13 febbraio,  una manifestazione organizzata dalla Lega per protestare contro la decisione presa dal Procuratore Capo di Verona, Guido Papalia nei confronti di alcuni esponenti della Lega. Non si può accettare che un ministro, come ha fatto Calderoni, travestito in modo carnevalesco, accusi  pubblicamente i giudici di “giustizia ingiusta” usando toni istiganti l’odio e la delegittimazione dell’operato dei magistrati”. “Tutto questo – prosegue la parlamentare – mentre il sistema giudiziario è lasciato in condizioni pietose e la maggioranza di centrodestra approva riforme incostituzionali che ne minano le fondamenta stesse”.

E sulla sfilata leghista interviene anche il Punto Pace veronese di Pax Christi: «Dopo la manifestazione “necrofila” piena di insulti, volgarità e auspici di morte, promossa dalla Lega Nord a Verona domenica 13 febbraio 2005, Pax Christi di Verona, operante nel Sinodo diocesano e nei Cantieri del dialogo, esprime il suo dolore per il diffondersi di un linguaggio rozzo, razzista e violento, espressione di degrado civile e foriero di  scontri di civiltà. E dichiara solidarietà  sia ai magistrati che stanno facendo il loro lavoro cercando di difendere l’indipendenza della Magistratura, uno dei cardini dello stato di diritto (una cosa è criticare sentenze, altra cosa insultare o augurare la morte)  sia a tutte le persone insultate (nomadi o “popolazioni levantine e mediterranee”) nostri fratelli in Cristo e in umanità (una cosa è deplorare episodi illegali altra cosa è screditare in blocco un popolo o un gruppo di persone fomentando l’intolleranza)».

Il movimento cattolico per la pace aggiunge: «Riteniamo inaccettabili manifestazioni così contrarie ai principi della Costituzione, simili più a un raduno del Ku Klux Klan che a un incontro di partito (chi parla come il ministro Calderoli non dovrebbe essere ministro della Repubblica italiana) e consideriamo pericolosa ogni forma di assuefazione o di indifferenza verso episodi come quello di domenica, invita, quindi, le comunità cristiane a prendere pubblicamente le distanze da persone, gruppi o partiti che, invocando la “Padania bianca e cristiana”, insultano il nome di Gesù Cristo  e che, brandendo il Crocifisso di legno, alimentano una campagna di odio e di esclusione verso i Crocifissi di carne.  L’offesa più grave che si possa fare al Crocifisso, segno reale di nonviolenza, è quello di usarlo come emblema di parte e di bestemmiarlo come molla o ingrediente di uno “scontro di civiltà” per giustificare violenze e guerre. Pax Christi intende operare perché si diffondano luoghi e momenti di dialogo e si manifestino concreti segni di perdono e di riconciliazione in nome di Cristo “nostra pace”, novità di vita e profezia di fraternità,  ma anche in nome della più laica umanità, della più profonda civiltà e dello spirito della Costituzione italiana».

In merito alla vicenda, riportiamo di seguito l’articolo apparso su “Il Manifesto” del 14 febbraio 2005

Giustizia, piazzata leghista In diecimila, con in testa il ministro Calderoli, sfilano a Verona contro le sentenze dei giudici di Milano e Lecco e contro il capo della procura Papalia. L’Anm: “Le sentenze non si bruciano in piazza”. L’opposizione: “Calderoli si dimetta” 

[Paola Bonatelli • 14.02.05] Arriva da Verona, e da un ministro in carica, l’ultimo attacco frontale della Lega a Stato e Costituzione. Ieri, durante il comizio conclusivo della manifestazione promossa dal Carroccio contro la “giustizia ingiusta”, e in particolare contro la recente condanna di sei leghisti veronesi per incitamento all’odio razziale (sei mesi e pena sospesa), il ministro delle Riforme Roberto Calderoli, vestito in toga da avvocato, ha fatto a pezzi leggi della repubblica e magistrati: “Condanno – ha detto – a tornare a scuola chi non ha studiato un tubo perché avranno studiato codici e codicilli ma non conoscono il buonsenso”. La Costituzione invece va cambiata “per quel che riguarda la giustizia”, via le norme sui reati di opinione e la legge Mancino. Serafici, i sei leghisti condannati per aver organizzato una campagna “per mandar via gli zingari dalla città”, che già avevano incassato la solidarietà del ministro della Giustizia Castelli e di numerosi altri esponenti politici non solo leghisti, sono schierati dietro gli oratori.

Sul palco si succedono parlamentari come Federico Bricolo che così esordisce: “Papalia il tuo posto è la Turchia”, il “martire padano” Stefano Galli, condannato a dieci mesi per aver detto ‘porca bandiera’, Mario Borghezio, che come al solito non si contiene: “Non ce ne frega un cazzo di queste leggi di Roma … un giorno faremo le leggi per la Padania”. Intorno, il “popolo padano”, venticinquemila secondo il ministro (quattromila per la questura), che incita chi parla al grido di “terùn terùn”: destinatario il procuratore capo del tribunale di Verona Guido Papalia, autore di clamorose inchieste a carico di camicie verdi, integralisti cattolici e neonazisti, “reo” di applicare appunto la legge Mancino che – ha assicurato Calderoli – presto verrà rivista. Per il magistrato è stata addirittura approntata, nell’aiuola della piazza, una vera lapide in marmo con fotografia e dicitura “Guido Papalia morto eroicamente con la Repubblica italiana”. 

Ne ha davvero per tutti, Calderoli. Per Clementina Forleo: “Se dovesse passare questa tendenza diventeremmo un’area franca dove tutti i terroristi potrebbero venire perché sono guerriglieri”, e annuncia di aver denunciato la gup di Milano al Csm. Per Giovanna Bologna, giudice di pace di Torino, che ha evitato l’espulsione ad un giovane gay senegalese: “L’Italia paese di poeti, santi, navigatori e recchioni”.

Con una giustizia così – è sempre Calderoli –  “ogni volta che mi porto a casa una condanna cresco di un metro, ne sono orgoglioso”. Che dovesse andar così del resto lo si era capito subito, fin dal raduno dei leghisti, arrivati da tutto il nord in piazza San Zeno, dove troneggia la basilica del “vescovo moro” di Verona. Le signore con sciarpa o fazzoletto verde inalberano cartelli del tipo “Signor Ciampi la Repubblica italiana è fondata sui furbi (come lei) ladri lazzaroni disonesti altro che sul lavoro”, “Magistrati rossi pericolo pubblico”, “Giudici efficienti solo per liberare zingari mafiosi e delinquenti” e via legheggiando.

Non mancano gli slogan contro il ministro degli Esteri, che vuole dare il voto agli immigrati “Fini Fini vaffanculo”, urlato dai giovani padani, e contro i centri sociali, Casarini e Agnoletto in testa. Le dichiarazioni di Calderoli hanno provocato subito la reazione di Antonio Di Pietro, che ne ha chiesto le dimissioni “con effetto immediato”, seguito a ruota dal vicepresidente dei deputati della Margherita Agazio Loiero. Voci critiche si levano anche dall’Associazione nazionale magistrati: il segretario Carlo Fucci sostiene in una nota che “le sentenze non condivise possono essere impugnate davanti ai tribunali come previsto dalla costituzione ma non possono essere bruciate con immaginari falò di piazza”, innescando un iter che “dalla contestazione, attraverso la delegittimazione della magistratura, possa arrivare alla violenza”.  

L’appello alla mobilitazione, lanciato nei giorni scorsi dalla Rete GLBTQ italiana, che per il 26 febbraio organizza a Verona una manifestazione nazionale per i diritti di cittadinanza, ha avuto scarsa eco: al “muro sonoro” contro i leghisti organizzato dal Centro Sociale “La chimica” e dai gruppi antirazzisti c’era solo qualche diecina di persone.