VERONA. UNIVERSITA’ E SOCIETA’ CIVILE IN ASCOLTO DEI DETENUTI


Si tratta solo di una prima bozza, ma il progetto presentato giovedì 6 dicembre 2007 all’Università di Verona è fondato senz’altro su ottimi presupposti. Prevede una collaborazione tra il mondo universitario e quello della pena: due realtà calate nella stessa società civile.

L’idea è di istituire uno sportello informativo interno al carcere, a cui i detenuti di Montorio (Verona) possano rivolgersi per un’assistenza giuridica ad ampio raggio sui temi che li riguardano. A fornire informazioni saranno gli studenti in corso delle Facoltà di Giurisprudenza e di Scienze della Formazione. Affiancati da docenti universitari, da avvocati (che non avranno comunque la possibilità di redigere atti giuridici) e anche da volontari, gli studenti – spiega a inizio giornata il rettore dell’università di Verona, Alessandro Mazzucco – «avranno la possibilità di vivere un’esperienza stagistica in stretto contatto con quella che sarà in futuro la loro strada professionale».

I primi interverranno per fornire risposte su tematiche giuridiche quali, tra le altre, le modalità per le misure alternative e per le pratiche amministrative interne, mentre gli studenti di Scienze della Formazione si vedranno coinvolti nei percorsi indirizzati al reinserimento sociale di chi è recluso. Lo faranno in collaborazione con l’Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Verona e Vicenza, l’organo amministrativo cui compete la riabilitazione sociale del detenuto fuori delle mura del carcere. Maria Rosaria Caso – che ne è la direttrice – sottolinea che «la vera sicurezza si realizza operando per l’inclusione sociale più che chiudendo le persone dietro le sbarre».

Il protocollo di intesa che si andrà a concordare avrà un enorme valore didattico, e darà inoltre la possibilità – come spiegato dal direttore del carcere Erminio – «di far capire a docenti e studenti quali sono le concrete esigenze della popolazione carceraria». Prima fra tutte quella di rapportarsi con il territorio. «Nell’attuale fase storica l’isolamento sociale dei detenuti è presentato come strumentale alla sicurezza» – precisa il preside della Facoltà di Giurisprudenza Maurizio Pedrazza Gorlero – «ma la realtà della pena chiede di essere ascoltata».

Gli studenti che andranno a interagire con questa realtà sconosciuta si arricchiranno, oltre che di conoscenze specialistiche, di un’impareggiabile esperienza umana, affrontando quello che il dott. Franco Cecconi, volontario nel carcere di Bollate, descrive come «un momento di vertigine»: l’ingresso al carcere. La loro preparazione sarà affidata alla cattedra di Scienze della Formazione, il cui preside Mario Longo abbraccia il progetto con decisione e entusiasmo, incoraggiando un interessamento per le attività formative e seminariali che non sia esclusivo agli studenti delle due cattedre in questione, ma coinvolga tutte le facoltà.

In Italia esistono già da anni progetti simili a questo. Ne portano esempio Franco Cecconi e Franco Moro Visconti dello Sportello Carcere di Bollate per i quali tali iniziative devono essere diffuse su tutto il territorio nazionale dato che – precisa l’avvocato Visconti – «l’80% della conoscenza in questo campo è data dall’esperienza concreta».

Sbalordisce la quantità e qualità di iniziative che Emilio Santoro, professore di Sociologia del diritto all’Università di Firenze, illustra in apertura della seconda parte della giornata. Santoro non tralascia i dettagli nel descrivere le numerose attività che impegnano «L’altro diritto», il Centro di documentazione su carcere, devianza e marginalità fondato nel 1996 presso il Dipartimento di Teoria e Storia del Diritto dell’Università di Firenze e di cui lui stesso è il direttore. Dall’Istituto penale minorile di Firenze al carcere di Solliccianino, per arrivare a quelli di Prato e Empoli, il centro di documentazione riesce a intervenire nell’80% degli Istituti di Pena toscani. Collaborando con i Magistrati di Sorveglianza e avendo ottenuto l’accesso ai fascicoli dei detenuti, il gruppo, formato soprattutto da studenti di giurisprudenza in formazione, riesce non solo a fornire assistenza di consulenza ai molto detenuti – soprattutto stranieri – che non hanno ben chiara la loro situazione giuridica, ma anche a gestire quello che Santoro definisce «il problema di dare un senso al tempo della detenzione».

A conclusione dell’incontro sono state presentate altre esperienze in atto sul suolo veronese, oltre a quella di tutoraggio del professore Giuseppe Tacconi, che accompagna un detenuto di Montorio nel suo percorso universitario. Primo fra tutti lo «Sportello lavoro», da oltre 12 anni attivo nel carcere di Montorio con il volontario dell’associazione «La Fraternità» Bruno Conati, e ultimamente coinvolto in un rapporto di intesa con la provincia e il comune di Verona.

Lo «Sportello immigrati», gestito da volontari della Caritas insieme a altre sette associazioni per svolgere un’attività di accompagnamento degli immigrati, sia dentro che fuori il carcere. Lo «Sportello affettività», che coinvolge le associazioni «Don Tonino Bello», «La Fraternità» e «Ripresa Responsabile», e si impegna per agevolare agevolare i detenuti nel recupero delle relazioni con le famiglie, o con la società stessa. Il gruppo degli «Avvocati di strada» – a oggi una trentina circa – che cerca di fornire informazione alla difficile utenza degli indigenti.

E se fin qui si è parlato solo dei diritti dei detenuti e delle loro difficoltà, il convegno ha voluto riservare uno spazio anche all’altra faccia della medaglia: la vittima. L’avvocato Federico Reggio denuncia una certa «marginalità della vittima nell’economia della giustizia penale». Lo Sportello di «Assistenza alle vittime di reato», il cui progetto è pronto per essere finanziato, vorrebbe tutelare e dare sostegno morale a chi ha subito un reato, troppo spesso inconsapevole e impaurito sul suo futuro di vittima.

Per informazioni:

Associazione «La Fraternità»

Prevenzione, Carcere e Territorio

Via A. Provolo, 28 VERONA

Tel./Fax 045-800.49.60

www.lafraternita.it