[Mariagrazia Bonollo 23.08.04] Le cooperative sociali del Prisma in regola col rinnovo del contratto di lavoro. “Respingiamo le accuse di inadempienza e di scadimento della qualità dei servizi”...

VICENZA. SERVIZI DI QUALITÁ DALLE COOPERATIVE SOCIALI

I lavoratori delle 51 cooperative sociali vicentine aderenti al Consorzio Prisma hanno ricevuto con lo stipendio del mese di luglio, pagato ad inizio agosto, gli arretrati e gli aumenti garantiti dal nuovo contratto di lavoro nazionale. “Sul piano economico – spiega Evita Menapace, vicepresidente del Prisma – il contratto  ha apportato due aumenti: gli arretrati relativi all’anno 2004 e un incremento aggiuntivo relativo all’importo forfettario relativo agli anni 2002-2003. Al 14 luglio, data della firma del nuovo contratto, gli stipendi di giugno erano già stati liquidati e non è stato quindi possibile riconoscere gli aumenti in quell’occasione, come invece avrebbe preteso qualche rappresentante sindacale vicentino. Mi riferisco a Costantino Vaidanis della Fisascat-Cisl, che nei mezzi di comunicazione locali ha accusato ingiustamente, fra le altre cose, le cooperative sociali della nostra provincia di non aver applicato il rinnovo del contratto, che riteniamo particolarmente importante perché prevede, suddiviso in tre scaglioni, un significativo aumento complessivo del salario, nell’ordine dell’11,8 per cento”.

“Vaidanis – sottolinea ancora la vicepresidente del Prisma – sembra non conoscere il mondo della cooperazione sociale neanche nelle cifre. Parla di 600 realtà vicentine quando l’Albo Regionale al 31 dicembre scorso in tutto il Veneto ne contava appena 524. Per quel che riguarda il vicentino, le cooperative sociali sono in tutto solo una novantina. Di queste 51 fanno parte del Prisma e si occupano di servizi all’infanzia, agli anziani, alle persone con disabilità e alle varie forme di disagio sociale. Quanto alle accuse di non aver predisposto i regolamenti interni a norma della legge 142/01, ricordiamo che è la stessa normativa ad aver fatto slittare i termini per la presentazione degli stessi a fine dicembre; nonostante ciò, con certezza posso affermare che molte nostre cooperative hanno già predisposto tale regolamento”.

“Chi parla di decadimento del settore – commenta ancora Evita Menapace – non si rende conto di quanto sia inopportuno generalizzare. Molte delle cooperative sociali presenti nel vicentino, per esempio, hanno un rapporto molto stretto con il territorio e lavorano ponendo molta attenzione alla qualità dei servizi che erogano. Come Consorzio Prisma, poi, da 6-7 anni abbiamo attivato uno specifico progetto sulla qualità delle realtà associate e quando la Regione chiederà l’accreditamento delle strutture saremo avvantaggiati rispetto ad altri, perché in modo autonomo abbiamo lavorato per consolidare questi obiettivi di qualità. Inoltre le nostre cooperative che si occupano della gestione di asili nido si sono dotate di una carta dei servizi, così come hanno fatto quelle del territorio dell’Ulss 6 che si occupano di disabilità e come accadrà in futuro per quelle impegnate nell’ambito della salute mentale. Anche questo è un modo per certificare oggettivamente la qualità del lavoro che si svolge”.

Quanto al nodo del rapporto con le istituzioni, soprattutto Ulss e Comuni, è lo stesso Prisma a chiedere che esso “venga regolato con altri sistemi che prevedano una maggiore partecipazione del cittadino e forme di sperimentazione Enti Pubblici-Cooperative Sociali, in modo da riconoscere a quest’ultime un ruolo che vada al di là del mero appalto. Ben venga quindi un impegno del Prefetto in questo settore”.

“Vaidanis – conclude – ha parlato di corsa all’appalto e ci ha accusato di essere più imprese che modelli di sostegno sociale. Noi crediamo invece che agire come un’impresa sia positivo, perché significa che una comunità può contare su cooperative sociali che stanno in piedi con le proprie forze, senza forme di assistenzialismo, e che ricevono contributi da enti pubblici solo per progetti innovativi o sperimentali. Le nostre realtà sono in grado di garantire servizi di qualità solo quando contano su operatori altamente professionali, gratificati per quello che fanno. La scontentezza genera turn over e questo va a discapito delle persone assistite. Se una cooperativa vuole lavorare bene non ha quindi alternative all’applicazione del contratto”.