[Roberto La Pira (Green Placet) • 14.03.04] Vitelli (e non solo) "drogati". Le bistecche gonfiate minacciano la nostra salute: ginecomastia nei maschietti, forme precoci di pubertà nelle bimbe, aumento del rischio di tumore al seno, all'utero e alla prostata anche in seguito a un'assunzione minima di ormoni. Formule sempre nuove per trarre in inganno chi deve operare i controlli; "trucchi" nella somministrazione delle sostanze proibite...

NEL PIATTO BISTECCHE DOPATE

Vitelli (e non solo) “drogati”. Le bistecche gonfiate minacciano la nostra salute: ginecomastia nei maschietti, forme precoci di pubertà nelle bimbe, aumento del rischio di tumore al seno, all’utero e alla prostata anche in seguito a un’assunzione minima di ormoni. Formule sempre nuove per trarre in inganno chi deve operare i controlli; “trucchi” nella somministrazione delle sostanze proibite. Bovini, ma anche polli e pesce, sono “gonfiati” con le stesse tecniche sofisticate usate per dopare gli atleti. Gli animali – e gli allevatori fraudolenti – ingrassano e noi ci ritroviamo alle prese con bistecche agli ormoni e carni varie all’antibiotico. L’impiego fraudolento, negli allevamenti, di sostanze dopanti non è soltanto una truffa commerciale: è una reale minaccia per la nostra salute. Si va da disturbi dell’apparato sessuale alla depressione del sistema immunitario, dai problemi cardiaci al rischio di cancro.

Le indagini che i vitelli, e non solo, i vitelli dopati rappresentino un reale problema lo confermano a chiare lettere i Nas, come ha dichiarato, nel corso di una conferenza promossa da Assocami, il colonnello Gianfranco Dainese: «Il doping finalizzato a gonfiare gli animali è una piaga difficile da estirpare». Per avere un’idea ancora più chiara della situazione, basti dire che a metà febbraio i Nas di Bologna, su indicazione della Procura di Rimini, hanno neutralizzato, dopo indagini durate 18 mesi, un’organizzazione criminale intemazionale, specializzata nella fornitura di medicinali e sostanze dopanti, vietate e cancerogene, agli allevamenti. L’indagine ha portato a 25 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 29 arresti domiciliari e 148 perquisizioni. L’organizzazione, con base a Rimini, agiva in 31 province italiane, in cinque Paesi europei (oltre che in Italia, in Spagna, Olanda, Svizzera, Germania) e aveva un collegamento con la Cina. In totale sono state individuate 19 imprese che commerciavano sostanze anabolizzanti (derivate da ormoni, come testosterone e progesterone) destinate a velocizzare la crescita e l’ingrasso di polli e conigli, bovini, suini, pesci e selvaggina.

Nel corso dell’inchiesta sono stati sequestrati 1100 confezioni di medicinali per un valore di 60 mila euro, 6750 chili di principi attivi per un valore di 120 mila euro, 690 litri di altre sostanze dopanti, 3 litri di ormoni come il Boldenone per un  valore di 70 mila euro. Sequestrati anche 5000 animali tra vitelloni e conigli. Le analisi hanno evidenziato la cancerogenicità e la capacità di indurre farmacoresistenza di almeno cinque degli oltre 40 principi attivi rintracciati. Per la prima volta in Europa sono state, poi, sequestrate quantità rilevanti di 17 beta-boldenone e di boldione. E questo è un elemento molto importante, vediamo perché. Gli allevatori europei hanno sempre sostenuto che si tratta di un ormone prodotto dagli animali in modo naturale, per cui la sua presenza, riscontrata durante i controlli di routine, non poteva essere considerata una prova di illecito.

Secondo gli allevatori non avrebbe quindi senso la denuncia dei veterinari lombardi che, nel 2002, segnalavano la positività al test per rilevare il boldenone dell’8,4% dei vitelli analizzati (non va dimenticato che il 25% della carne di vitello italiana arriva dalla Lombardia). La UE, nel settembre 2003 ha, in un certo senso, accolto la tesi dell’origine naturale di questa sostanza; con una circolare ha infatti fissato un limite di presenza massima nelle urine, entro il quale la sostanza si può considerare prodotta dall’animale naturalmente.

Ora la situazione è cambiata. Il sequestro di ingenti quantitativi di sostanza in forma pura, dimostra che il boldenone non è un prodotto esclusivamente naturale, ma viene utilizzato in modo fraudolento. Il bluff degli allevatori è così evidente che i veterinari lombardi nel primi 9 mesi del 2003 non hanno trovato più traccia della sostanza. E’ però lecito sospettare che il racket dei produttori di “doping” abbia nel frattempo modificato le sue “ricette”, proponendo altre sostanze. Che cosa fare contro frodi sempre più sofisticate? Risponde Rosa Draisci, responsabile del Laboratorio residui di anabolizzanti negli alimenti di origine animale, dell’Istituto Superiore di Sanità: «La ricerca in laboratorio di residui di anabolizzanti, ormoni e altri farmaci, utilizzati negli allevamenti, ha fatto molti passi avanti. Se prima si individuavano residui di anabolizzanti solo se presenti in quantità superiore a 100 ppb (parti per miliardo), adesso si riescono a individuare quantità 1000 volte inferiori.

Ma anche gli allevatori scorretti sono diventati più furbi e interrompono per tempo i trattamenti con sostanze proibite, in modo da fame scomparire ogni traccia al momento della macellazione. Per contrastare questo “trucco” abbiamo escogitato nuovi sistemi: per esempio, esaminando il pelo dell’animale si riesce a verificare se sono stati somministrati, anche un mese prima della macellazione, anabolizzanti e promotori di crescita vietati. Molti tarmaci vengono però somministrati costantemente, ma a basse dosi e questo rende difficile la ricerca dei residui nelle carni, e nei pesci: per contrastare questa strategia una parte dei prelievi eseguiti dal veterinari vengono quindi fatti direttamente in stalla» Acquisti avveduti Il consiglio che possiamo dare ai consumatori è quello di orientarsi verso le carni sottoposte a controlli più rigorosi. In genere, si riconoscono perché le macellerie mettono bene in evidenza queste caratteristiche e la carne proviene da consorzi. Al supermercato, invece, si possono comprare carne e  pesci provenienti da filiere controllate e certificate. Anche in questo caso, sui cartelli è evidenziato il ricorso a controlli specifici e il costo lievita dal 20 al 50 per cento.
 
I PERICOLI PER L’UOMO

Ma quali sono i reali pericoli per l’uomo riconducibili all’ingestione, in particolare, di ormoni come estrogeni, androgeni e progestinici, i cui effetti negativi sulla salute sono in discussione da lungo tempo? Risponde Carlo Nebbia, ordinario di Tossicologia dei residui negli alimenti al Dipartimento di Patologia Animale dell’Università di Torino: «Che i pericoli ci siano, e siano seri, è stato ribadito anche in un rapporto dello Stearing Committee Veterinary Public Health nel 2002 (Comitato scientifico veterinario europeo)».

«Il rapporto pone l’accento sulla comprovata sensibilità dei soggetti impuberi – continua. Callo Nebbia – che producono una quantità di ormoni sessuali assolutamente trascurabile e per i quali anche i pochi residui presenti nella carne trattata possono costituire un potenziale pericolo per la salute, anche a medio o lungo termine». Uno dei problemi che vengono attribuiti, con buone probabilità d’essere nel giusto, all’ingestione di sostanze anabolizzanti presenti nella carne, è la ginecomastia nei maschietti e forme precoci di pubertà nelle bimbe. Il rapporto del Comitato evidenzia poi l’aumento, per la donna, del rischio di tumore al seno e all’utero e, per l’uomo, alla prostata anche in seguito ad un’assunzione minima di ormoni , «Tutte queste motivazioni – conclude Nebbia – hanno determinato il divieto di importare carni bovine dagli USA, dove la somministrazione di queste sostanze è parzialmente ammessa».