NOAM CHOMSKY. «STATI UNITI. IL BUSINESS DELLE CARCERI»

Negli ultimi 20 anni è cambiato tutto. Fino ad allora i livelli di crimine e di incarcerazione  negli Stati Uniti erano compatibili rispetto a quelli degli altri paesi industrializzati, fatta eccezione per le morti da arma da fuoco, anche se ovviamente questo è dovuto al fatto che la nostra è la cultura della pistola, che rende le armi da fuoco incredibilmente accessibili. La situazione è cambiata nel 1980, il livello di crimini commessi non si è alzato anzi è diminuito, ma quello di incarcerazione è triplicato e ha continuato a crescere anche durante l’amministrazione Clinton.

Dal punto di vista statistico questi dati non hanno paragone con quelli degli altri paesi, forse si avvicinano Russia o Cina, ma nessun altro. La paura del crimine raggiunge livelli del tutto sconcertanti e questo porta a un altrettanto sconcertante livello di incarcerazione. L’altro aspetto che differenzia gli Stati Uniti è che il crimine è il punto centrale dei programmi politici, l’intolleranza e la durezza contro il crimine sono uno strumento politico fondamentale.

L’intolleranza ha un valore ideologico, infatti siamo l’unico paese occidentale, a parte Nigeria, Cina e Arabia Saudita, con pena di morte per i minorenni. La pena di morte in se stessa ci associa ai governi dei paesi non democratici. Siamo arrivati al punto in cui in Nord Carolina invocano la pena di morte per omicidio accidentale dovuto a guida in stato di ubriachezza. E tutto ciò è accaduto negli ultimi 20 anni, nonostante i crimini commessi siano diminuiti. Questi sono stati gli anni del neoliberalismo e i programmi proposti da Reagan sono un tentativo di imporre agli Stati Uniti una struttura socio-economica da Terzo mondo.

Questi programmi, che la società occidentale ha imposto ai paesi del Terzo mondo ma non ha mai accettato per se stessa, il “neoliberalismo” sta tentando di imporli anche alle società ricche. E l’Europa sta seguendo a ruota. Gran Bretagna, Germania e Francia stanno seguendo questa strada e cercando di concentrare nelle mani di una piccola minoranza tutta la ricchezza, lasciando la grande maggioranza della popolazione al di fuori di qualsiasi beneficio economico e sociale.

Questa è l’esatta situazione in cui si trovano i paesi del Terzo mondo dopo lo sfruttamento da parte delle nazioni occidentali ed è la stessa cosa che succede oggi negli Usa. Si assiste alla trasformazione di segmenti di popolazione in classi futili, che non producono profitto. E cosa si fa con queste classi definite classi pericolose? Le si rinchiude in prigione e si terrorizzano tutti gli altri che in prigione non ci sono ancora. È la struttura che conta.

Struttura da Terzo mondo non vuol dire povertà da Terzo mondo, anche se negli Usa esiste questa povertà e queste classi coincidono con i neri e i latini. Il terrore è una strategia che ha sempre funzionato, qualsiasi dittatura ce lo insegna. La verità è che contrariamente a quanto raccontano le fantasie sugli Stati Uniti, create dalla propaganda europea che beneficia da questa situazione, gli Stati Uniti non sono in buone condizioni ma stanno vivendo ciò che si definisce “social recession”.

Negli Usa soltanto le istituzioni private, come le Università, pubblicano ricerche sulle condizioni sociali di vita della popolazione, e questi indicano che mentre fino alla metà degli anni 70 le condizioni di vita stavano migliorando, negli ultimi trent’anni sono progressivamente peggiorate: gli stipendi medi si sono abbassati anche se si lavora molto di più; i benefici sociali sono quasi inesistenti, i servizi sociali sono latenti, non c’è nessun servizio sanitario, più di 50.000 persone non hanno nessuna assicurazione sulla salute, la povertà infantile è a livelli impressionanti. Per controllare questa situazione ci sono diversi strumenti. Uno è la propaganda. I bambini dall’età di due anni si nutrono di propaganda televisiva che gli fa credere che l’unica cosa importante nella vita è acquistare merci di nessun reale valore. L’altro strumento è il terrore, le persone nel mio vicinato hanno paura di qualunque cosa. Le comunità vivono segregate l’una dall’altra.

L’incarcerazione a questo punto è una forma di controllo sociale. Sempre più le prigioni sono piene di persone che non hanno commesso crimini contro altre persone, semplicemente se un ragazzo di colore viene trovato in possesso di marijuana viene spedito in carcere.

La guerra alla droga è servita deliberatamente come strumento per incriminare le minoranze. L’uso di sostanze che danno dipendenza andava infatti diminuendo tra le persone benestanti e aumentando tra le classi disagiate; dichiarare guerra alla droga voleva dire attaccare le classi povere.

La guerra alla droga è un’altra forma di controllo sociale, le sentenze di condanna per uso di droga parlano chiaro, la proporzione tra quelle per consumo di crack rispetto a quelle per consumo di cocaina è di 100 a 1. In oltre il “sistema industriale delle carceri” è una delle industrie con crescita più alta degli Stati Uniti. Non solo per quanto riguarda l’aspetto immobiliare, ma anche per l’alta tecnologia impiegata all’interno delle carceri.

Le prigioni sono privatizzate e producono lavoro a basso costo, come nei vecchi tempi, come in Cina per molti grandi gruppi. È una parte sostanziale dell’economia soprattutto nelle zone rurali. Ci sono innumerevoli conseguenze a tutto ciò, incarcerando interi gruppi urbani e spaventando gli altri produci brutalità perché le persone vogliono essere protette e allora diventi sempre più punitivo e risolvi queste istanze semplicemente uccidendo persone.

L’incarcerazione a questo punto è una forma di controllo sociale. Sempre più le prigioni sono piene di persone che non hanno commesso crimini contro altre persone, semplicemente se un ragazzo di colore viene trovato in possesso di marijuana viene spedito in carcere.

La guerra alla droga è servita deliberatamente come strumento per incriminare le minoranze. L’uso di sostanze che danno dipendenza andava infatti diminuendo tra le persone benestanti e aumentando tra le classi disagiate; dichiarare guerra alla droga voleva dire attaccare le classi povere

La guerra alla droga è un’altra forma di controllo sociale, le sentenze di condanna per uso di droga parlano chiaro, la proporzione tra quelle per consumo di crack rispetto a quelle per consumo di cocaina è di 100 a 1. In oltre il “sistema industriale delle carceri” è una delle industrie con crescita più alta degli Stati Uniti. Non solo per quanto riguarda l’aspetto immobiliare, ma anche per l’alta tecnologia impiegata all’interno delle carceri.

Le prigioni sono privatizzate e producono lavoro a basso costo, come nei vecchi tempi, come in Cina per molti grandi gruppi. È una parte sostanziale dell’economia soprattutto nelle zone rurali. Ci sono innumerevoli conseguenze a tutto ciò, incarcerando interi gruppi urbani e spaventando gli altri produci brutalità perché le persone vogliono essere protette e allora diventi sempre più punitivo e risolvi queste istanze semplicemente uccidendo persone.

Noam Chomsky


Fonte: Le Monde Diplomatique