[di Greta Blu • 19.09.02] Le donne pedofile sono più rare degli uomini, spesso isolate o affette da qualche forma di squilibrio psichico. Come gli uomini, anche le donne possono creare notevoli disagi psicologici alle loro vittime. Quando una donna obbliga un bambino (o una bambina) a pratiche erotiche o sessuali, gli effetti possono essere devastanti, soprattutto se si tratta della madre...

PEDOFILIA FEMMINILE

Le donne pedofile sono più rare degli uomini, spesso isolate o affette da qualche forma di squilibrio psichico. Come gli uomini, anche le donne possono creare notevoli disagi psicologici alle loro vittime. Quando una donna obbliga un bambino (o una bambina) a pratiche erotiche o sessuali, gli effetti possono essere devastanti, soprattutto se si tratta della madre. Per un figlio, infatti, la madre è la figura principale di attaccamento. Da lei si attende protezione e rispetto più che da qualsiasi altro adulto. La dinamica dell’atto pedofilo nelle donne ha una particolare connotazione. Il più delle volte questo si verifica perché il loro compagno è un pedofilo e da lui vengono coinvolte; in verità il loro ruolo è quasi sempre marginale. Non è possibile dimenticare quanto avvenne in Belgio alcuni anni fa a Marcinelle. Il serial-mostro che sequestrava, seviziava, violentava e uccideva ragazzine aveva una compagna che lo seguiva, l’aiutava, condividendo le sue imprese. Quando in atti delittuosi, quasi sempre di appartenenza maschile, è presente una donna, si può ipotizzare che è stato il legame col suo uomo ad attivare quella che è stata già individuata come prepedofilia. Come già detto, mentre i pedofili spesso sono uomini che non mostrano segni psicopatologici, le donne pedofile, invece, mostrano spesso alti livelli di disturbo mentale. E ipotizzabile che solo un disturbo grave possa bypassare quell’istinto materno, in verità oggi un po’ discusso, presente nella maggior parte delle donne. (…) Quando le madri, qualche volta le nonne e le zie, vendono come merce sessuale le loro figlie e nipoti, il movente principale sembra essere l’avidità di denaro (non mai il bisogno) ed un loro passato di prostituzione. A mio avviso per un delitto così atroce, non può essere sufficiente la voglia di guadagno facile; forse c’è qualche altra motivazione, magari inconsapevole. Si potrebbe ipotizzare che si tratti di una proiezione sulla piccola, a risarcimento della perduta capacità di suscitare il desiderio degli uomini. Oppure, ipotesi ancora più audace, quella di un desiderio pedofilo o incestuoso che viene realizzato per vie traverse.
Le foto di famiglia – Il vecchio pensionato abitava al piano di sopra; era solo ed era considerato ricco dagli abitanti di quel quartiere degradato. Qualche volta scendeva a chiedere un limone o un uovo in prestito e si fermava a fare due chiacchiere principalmente con la nonna, ma non dimenticava mai un complimento alla madre ed una carezza a Maruzza, una ricciolina di nove anni. Un giorno propose un compenso per delle foto “artistiche ” alla bambina. Poi propose delle foto che ritraessero ‘le tre generazioni”. Naturalmente nude, perché potessero risaltare i cambiamenti che la donna attraversa negli anni. Poi la bambina cominciò a salire sola ed i compensi cominciarono a crescere. La strategia era stata condotta assai bene. Dopo una denuncia anonima, una mattina i carabinieri bussarono alla porta del pensionato e trovarono le foto. Foto pornografiche della bambina. Chissà se l’aveva anche carezzata; la mamma e la nonna non lo denunciarono e furono loro ad essere condannate per sfruttamento della prostituzione minorile. Il pensionato ebbe gli arresti domiciliari. Questo caso non è dei più gravi, trattandosi di un solo “uomo nero” e anche familiare perché abitava nello stesso palazzo. Purtroppo si sono verificati molti tremendi casi ‘fotocopia” nei quali le bambine, spesso sorelline, accompagnate dalla madre, dalla quale, ripetiamo, ci si aspetta protezione e aiuto, venivano fatte incontrare con più uomini nella stessa giornata, o con più uomini contemporaneamente. Inoltre, quando una madre oltre che vendere le proprie figlie, partecipa con loro ai festini, a tale presenza voyeristica si può dare una valenza incestuosa.Per quel che riguarda l’incesto, la madre incestuosa esiste anche se è difficile scoprirla: spesso usa forme che vengono camuffate dagli abituali gesti di accudimento. Nell’anamnesi di pazienti maschi, molto spesso emergono madri che continuano a fare il bagno a figli adolescenti; madri che accettano o inducono, quando non c’è il padre, il figlio ormai adulto a dormire nel letto matrimoniale. Come esiste l’abuso del padre sul figlio maschio, anche se meno frequente che sulla figlia femmina, esiste anche rarissimo quello della madre sulla figlia femmina. Le madri tuttavia diventano incestuose quando partecipano all’iniziativa di altri familiari, come si può leggere nelle due testimonianze che seguono.
Nel 1995 accadde un caso terrificante che fa dolore ricordare. Una intera famiglia si accanì sull’unico bambino rimasto di tre generazioni. Il caso sollevò l’opinione pubblica: sconcerto, scandalo, morbosità. Sia chiaro che la divulgazione di queste notizie può essere utile solo se serve ad acquisire la consapevolezza che esistono tali orrori altrimenti impensabili. Solo in forza di questa consapevolezza, è possibile accorgersi che in una famiglia o in un bambino c’è qualcosa di strano. Se si ha timore a rivolgersi alla polizia, rimanendo nell’anonimato, ci si può rivolgere ai servizi sociali che si incaricheranno di verificare se il fatto è reale o se i sospetti sono infondati.
Il capro espiatorio – Avevano abusato di quel bambino miracolosamente salvato (quanto e quando potrà essere recuperato?) i nonni, la madre e il suo convivente e altri parenti meno stretti. La tragedia di Michelino ha le radici nei bisnonni che avevano abusato dei suoi nonni, che di certo avevano abusato dei loro figli. Basta, fa più orrore delle gesta dei pedofili serial-killer e seviziatori! Va solo ricordato che era una famiglia di professionisti, gente per bene, solo molto isolata e senza frequentazione di amici.
Il racconto di una maestra – La quinta elementare nella quale insegnavo dalla terza classe, era formata da scolari simpatici, intelligenti che amavo molto, anche se facevo fatica a contenere la loro vivacità. All’inizio dell’anno arrivò una bambina ripetente di dodici anni compiuti. Pensai che fosse malata o per qualche ragione sofferente: era magra, la pelle del viso trasparente, le occhiaie scure, i capelli smorti, le spalle piegate. In classe non parlava con nessuno, sembrava attenta, ma presto mi accorsi che spesso guardava nel vuoto. Negli scritti andava molto bene, ma quando era interrogata le parole le uscivano a stento e un improvviso tic le faceva sbattere l’occhio destro. Comunque arrivava ad una stentata sufficienza. Per cercare di capire cosa avesse, le feci qualche domanda sulla famiglia, ma quando pronunziai la parola “fratelli”, si presentò il tic che aumentò ancora di più alla parola “genitori”. Attraverso la segreteria chiesi un colloquio con i genitori che non si presentarono mai. L’ultimo giorno di scuola prima di Carnevale, ci fu una piccola festa in classe: Serena non solo non partecipava, ma non voleva né mangiare né bere. I ragazzi, scherzando oltre misura, si sporcavano l’un l’altro la faccia con la panna e, forse per coinvolgerla, sporcarono anche lei. A quel punto la ragazzina iniziò a vomitare. Chiamata la bidella, l’accompagnai nei bagni per aiutarla a lavarsi, ma anche perché speravo che mi confidasse qualcosa. Infatti mi buttò le braccia al collo, singhiozzando. Da quando aveva sei anni, padre, fratelli e cugini abusavano di lei, e, orrore, a volte partecipava anche la mamma invece di difenderla! Perciò i suoi grandi occhi scuri, offuscati da sei anni di patimenti inauditi, avevano perduto ogni espressività. Nemmeno il dolore riuscivano ad esprimere, quegli occhi, dove si era spenta ogni speranza. Ma finalmente aveva parlato, rendendosi conto che una piccola luce si era accesa, ed io ero certa che l’avrei accompagnata nel faticoso cammino. Testo tratto dal libro “I Labirinti della pedofilia” di Gloria Persico (Euro 10,27 – 154 pagg. – Macroedizioni)