[di Nicola Saccomani • Settembre 1997] Per chi non se ne fosse ancora accorto in Italia è in atto una rivoluzione. Iniziata una decina di anni fa è giunta ora al suo culmine. I giochi sono fatti. Guardiamoci attorno, sfogliamo le pagine dei giornali e rendiamoci conto che sta accadendo qualcosa di clamoroso: l'estate italiana è fitta di avvenimenti musicali, concerti a raffica celebrati in ogni parte della penisola hanno spostato e fatto incontrare migliaia e migliaia di persone finalmente esaudite nel loro desiderio di partecipare alle performance dei più grandi artisti del mondo, dei propri gruppi preferiti nazionali o internazionali che siano...

RATATUJA, EMOZIONI A PIENE MANI

Per chi non se ne fosse ancora accorto in Italia è in atto una rivoluzione. Iniziata una decina di anni fa è giunta ora al suo culmine. I giochi sono fatti. Guardiamoci attorno, sfogliamo le pagine dei giornali e rendiamoci conto che sta accadendo qualcosa di clamoroso: l’estate italiana è fitta di avvenimenti musicali, concerti a raffica celebrati in ogni parte della penisola hanno spostato e fatto incontrare migliaia e migliaia di persone finalmente esaudite nel loro desiderio di partecipare alle performance dei più grandi artisti del mondo, dei propri gruppi preferiti nazionali o internazionali che siano. Persino Verona, città lenta e chiusa alle novità e ai divertimenti non consigliati da Pippo Baudo, è ricca quest’anno di manifestazioni musicali a tutti i livelli. Grande musica italiana L’altro dato interessante di questa pacifica rivoluzione è la meritata presenza sui palchi più grandi d’Italia di tanti, tantissimi gruppi battezzati a Napoli, Torino, Bologna, Milano, Roma, Catania, Venezia (Verona non pervenuta) e dal vasto informe e prolifico territorio denominato provincia italiana. I giornali specializzati non distinguono più tra musica italiana (serie B) e musica internazionale (serie A), gli Almamegretta di Napoli collaborano con gli acclamati Massive Attack (stelle della musica di tendenza d’oltremanica), migliaia di persone affollano i concerti di C.S.I., Mau Mau, Technogod, Agricantus, Vinicio Capossela e tanti altri. Ma anche quelli di De Andrè che con il suo disco dell’86 ‘Creuza de ma’ aprì virtualmente la strada alle contaminazioni tra folk e musica moderna, dialetto e lingua italiana che oggi tanto interessano i giovani compositori della penisola. Per non parlare poi di Franco Battiato: padre simbolico anche lui della nuova musica nazionale, re della contaminazione mediterranea e teorico, assieme al filosofo e paroliere Sgalambro, del ruolo artisticamente preminente che la musica si è trovata a giocare nel mondo occidentale a fine millennio: “…se una persona vuole sapere cosa sta succedendo in Italia, se vuole avere a che fare con la filosofia, la poesia, l’arte e la sensibilità di questa epoca, vada nelle cantine e ascolti i nuovi gruppi musicali” . “Grazie signor Battiato – rispondo io – lo sapevamo anche noi Ratatuja ma se lo dice lei si girano molte più persone”. “E chi sono i Ratatuja ?” domanda l’artista catanese. Dialogo immaginario Io: “E’ un gruppo veronese voluto fortemente (nel ’95) dal sottoscritto Nicola Saccomani di San Bonifacio e da Giuliana Bergamaschi di Verona. Un gruppo che nell’Ottobre ’96 ha vinto un concorso nazionale indetto da “Musica!” de ‘la Repubblica’ e dall’Istituto Culturale ‘Grinzane Cavour’ di Torino teso a premiare la qualità dei testi delle canzoni. Purtroppo, a 10 mesi di distanza, le promesse fatte dagli organizzatori non sono state mantenute (pensate: un settimanale che parla ai giovani di utopie, arte e ideali che tira bidoni di questa portata)”. Battiato: “Che peccato ! Eeh che ci volete fare: così è la vita”. Io: “Ha ragione signor Battiato, eccome se ha ragione. Ma non ci siamo scoraggiati e abbiamo partecipato ad Arezzo Wave 97”. Batt: “E’ il più serio e importante concorso nazionale di nuove tendenze per gruppi emergenti. E com’è andata ?” Io: “Lei non ci crederà.. lo abbiamo vinto ! Non solo: ogni anno vincono 12 gruppi a pari merito su più di 1000, e la Ratatuja è stata giudicata persino migliore proposta 1997 tra i dodici vincitori. Il 4 Luglio abbiamo avuto la possibilità di aprire una serata di musica internazionale allo stadio di Arezzo e, per non presentarci a mani vuote ci siamo pagati la produzione di un CD titolato ‘Tutebale’ che contiene il brano selezionato al concorso ‘Baomoro’ e altre sei canzoni prese da registrazioni dal vivo (il CD potete trovarlo, al prezzo di Lire 12.000, presso Disco Bazar; contiamo di portarlo anche agli altri negozi di San Bonifacio, ai nostri concerti oppure direttamente alla fonte: (045) 7610994 – Nicola Saccomani, P.tta Cavour 4 – 37047 San Bonifacio). Batt: “Complimenti. Maa..dica: com’è questo gruppo, che musica fate ?” Io: “Veda, come direbbe l’avvocato, il nostro è un gruppo formato da nove elementi che suonano seduti a semicerchio con i leggii davanti agli occhi. Partendo da sinistra per chi guarda trovate Martino Costa al violoncello, Lisa Ruzzenenti al Violino, Ottavio Giacopuzzi alla fisarmonica, Luca Zevio alle percussioni, Giuliana Bergamaschi alla voce, Nicola Pistillo al Basso, Niccolò Sorgato che alterna, oltre alla voce, Chitarra, Mandolino, Bouzouky (Grecia) e Charango (Ande). All’estrema destra ci sono io, con Chitarra classica e voce fuori campo. Infine a giocare con i suoni e i loro equilibri c’è il prezioso Marco Veronesi al Mixer: uno strumento relativamente nuovo che ci serve per aiutare la dinamica dei nostri brani concepiti riprendendo (in piccolo) la maniera delle orchestre: forte, pianissimo, trio, soli, pieni orchestrali”. La musica dei Ratatuja “Passando al tipo di musica vorrei riuscire a spiegarle che la base delle nostre composizioni è fatta di musica popolare: la musica “…di chi non tiene niente” per parafrasare la Nuova Compagnia di Canto Popolare. La musica che tiene dentro di sè, sottoforma di soluzioni ritmiche, armoniche e melodiche la possibilità di trasmettere emozioni, i segreti della evocazione e della comunicazione di sensazioni e sentimenti. La musica nata a prescindere dalla possibilità di successo. Valzer è bello, quanto la polka, il mambo e l’African style. Sto parlando di Musica: la mamma di tutte le Muse ispiratrici, quella che attraverso l’orecchio (miracolo della natura) stimola e mette in moto tutto il corpo, mente compresa. Ecco perchè suoniamo seduti: siamo così testardi da voler restituire a Lei tutto lo spazio che le compete evitando di fare ‘ginnastica sul palco’, evitando di servire mille distrazioni ad un pubblico viziato e incapace per questo di sentire le vibrazioni che la Musica elargisce a piene mani ogni volta che l’artista si rende mezzo attraverso il quale far passare qualcosa di fortunatamente ancora misterioso, universale. Musica = soldi al quadrato L’accelerazione tipica della società dei consumi ha portato alla presunta necessità di liberarsi di tutto ciò che appesantisce. Il problema sta nel fatto che l’industria del disco, ma il concetto può essere generalizzato a tutto ciò che è umano e biologico, ha collegato l’idea di inutile alla parola costoso e l’idea di utile al concetto di guadagno. Da questo ragionamento è stata prodotta diversi anni fa, da quando cioè l’industria ha capito che con la musica si può guadagnare anche in Italia, la canzone originaria. La canzone originaria ha le seguenti caratteristiche: non deve avere nulla di nuovo al suo interno, non deve urtare nessuno, deve infilarsi nella testa della gente, non deve dire nulla di intelligente (di qui la provocazione di Elio e le storie tese). Tale prodotto viene da allora continuamente clonato, sempre uguale a se stesso a parte il titolo e l’interprete: quelli continuano a cambiare: usa e getta. Ciò significa che la canzone clone vende perchè chi la compra è stupido? No! Significa che la superficialità e la parzialità dei mass-media ci fanno credere che ciò che stiamo ascoltando sia la più bella canzone esistente al mondo (altrimenti perchè degli esperti DJ dovrebbero metterla in continuazione?), che debba per forza durare tre minuti, che per cantare e suonare si debba essere per forza belli (possibilmente con grosse tette), che un violinista e una tastiera che riproduce il suono di un violino siano esattamente la stessa cosa. Provate a pensare: la Ratatuja potrebbe stare comodamente dentro un campionatore, potrebbe essere sostituita da un campionatore che ne riproduce i suoni: via tutte le sedie tutti questi corpi ingombranti e le birre che si bevono e i panini e le pisciate.. Ma non è così ! E lei lo sa meglio di me: verrebbero a mancare gli errori, le paure, l’euforia, la stanchezza o l’energia eccessiva o l’imprevedibile. Tutte cose che il computer non conosce e non sa rappresentare. Chi vuole qualità deve cercarsela perchè non rende e non viene prodotta, pubblicizzata, promossa”. Musica del mondo Batt: “Musica popolare italiana dunque?” Io: “No, se essere italiani significa applicare la legge Martelli sulle musiche di derivazione straniera. Si se s’intende l’Italia, lo stato nell’accezione post-moderna di mescolanza di convivenza di tolleranza. Fortunatamente abbiamo seguito le lezioni di un altro enorme artista: Peter Gabriel. L’ex cantante dei Genesis che ad un certo punto della sua vita ha compiuto un’immersione totale nella cultura africana per giungere poi alla creazione di uno stile musicale innovativo e di una etichetta (Real World) che produce artisti eccezionali di tutte le parti del mondo, proponendo così al pubblico occidentale nuove (per noi) forme-canzone, strumenti dalle sonorità sconosciute ai più, modi di cantare, concepire e suonare la musica diversi dai nostri. La Ratatuja nel suo piccolo raccoglie e digerisce questi concetti proponendo canzoni che si ispirano alle musiche delle genti di tutto il mondo senza distinzioni di Nord e Sud, di Bianco e di Nero diventando in questo modo umile parte di un pensiero che vede nell’unità, nello scambio, nella onestà intellettuale e nel riconoscimento delle differenze tra le persone l’unica via d’uscita per affrontare il futuro con dignità.


Articolo pubblicato sul numero di Settembre/Ottobre 1997 del giornale «il GRILLO parlante»