[di Luciano Pasqualotto • Settembre 1997] "Suo figlio avrebbe capacità, ma non le sfrutta". Un ritornello consueto per molti genitori, di questi tempi alle prese con il faticoso avvio di un nuovo anno scolastico, di fronte al quale spesso non trovano di meglio che spronare i propri ragazzi alla maggiore applicazione, prospettando allettanti ricompense o severe minacce...

SCUOLAEDUCAZIONE. AVERE CAPACITA’ A SCUOLA MA NON SFRUTTARLE

“Suo figlio avrebbe capacità, ma non le sfrutta”. Un ritornello consueto per molti genitori, di questi tempi alle prese con il faticoso avvio di un nuovo anno scolastico, di fronte al quale spesso non trovano di meglio che spronare i propri ragazzi alla maggiore applicazione, prospettando allettanti ricompense o severe minacce. In realtà, nell’ambito psicopedagogico, si sta approfondendo lo studio e la comprensione di quei bambini, ragazzi o giovani il cui rendimento scolastico è inferiore a quanto ci si potrebbe aspettare dalle loro abilità. In inglese il fenomeno viene definito “underachievement”, tradotto spesso in italiano col termine “sottorendimento”: si tratta appunto del divario tra il rendimento scolastico effettivo e quello potenziale, un vero e proprio disturbo che sembra colpire circa 16% della popolazione studentesca complessiva. Tipi di underachievement Attualmente sono stati individuati diversi tipi di “sottorendimento”. Ci sono studenti di intelligenza superiore alla media i cui risultati, giudicati sia tramite voti sia attraverso test di rendimento, sono significativamente al di sotto delle loro elevate potenzialità (underachiever dotati). Più frequentemente vi sono scolari con normali potenzialità che non raggiungono buone prestazioni scolastiche a causa di disabilità specifiche (difficoltà di apprendimento, deficit nelle strategie di memoria, disturbi dell’attenzione, ecc.). Alcuni autori hanno poi distinto una situazione cronica di underachievement da una situazionale. Un alunno è definito “underachiever situazionale” quando i risultati scolastici scendono temporaneamente al di sotto del livello atteso, spesso per reazione a stress personali o situazionali (come un insegnante particolare, un trasferimento, problemi familiari ecc.). L’underachiever cronico, invece, evidenzia un rendimento inferiore alle proprie potenzialità durante un lungo periodo di tempo. Infine va segnalato che dagli anni ’80 si tende a distinguere underachiever generali da quelli relativi a materie specifiche. Alcuni studenti, infatti, possono essere categorizzati come underachiever perchè ottengono scarsi risultati solo nelle discipline di un’area particolare, ad esempio quella linguistica. Le caratteristiche degli underachiever Molte ricerche hanno individuato l’insorgenza dell’underachievement nelle ultime classi elementari o nelle prime classi medie, con un inizio anticipato per i maschi (8-9 anni) rispetto alle femmine (12-13 anni). Inoltre questo problema sembra essere molto più frequente tra i ragazzi che tra le ragazze. In generale, gli underachiever hanno una scarsa percezione ed un basso concetto di sé, con poca stima riguardo alle proprie capacità scolastiche. Presentano spesso una eccessiva paura del successo e del fallimento, con alti livelli di ansia da prestazione. Gran parte degli studi sull’argomento indicano che gli underachiever hanno coi coetanei rapporti non positivi. Se hanno degli amici, anche questi ultimi danno scarso peso all’istruzione, e vedono la scuola in maniera negativa; inoltre credono che siano fattori esterni, come la fortuna o la difficoltà del compito, a controllare i loro risultati scolastici. Coi genitori, con gli insegnanti e con altri adulti, questi ragazzi presentano spesso problemi di disciplina ed atteggiamenti di aperta ostilità. Alcuni valutano negativamente la scuola ed i docenti (“Quell’insegnante ce l’ha con me, ma che me ne importa!”), alcuni evitano la partecipazione e perdono facilmente interesse per le attività, altri esprimono lamentele croniche (“Non ho mai capito niente in matematica”), altri ancora trovano sollievo compensativo disturbando le lezioni oppure spostando la loro ostilità su altre persone. Ci sono poi alunni che possono esprimere queste tendenze aggressive in maniera più passiva: ad esempio, anche l’underachiever ozioso, che rimanda continuamente i propri compiti o che li esegue in modo sbadato, esprime comunque una ribellione. Una studiosa americana, Withmore, ha individuato tre tipologie di underachiever. Tre studenti underachiever su quattro fanno parte della tipologia aggressiva-distruttiva. Questi ragazzi parlano troppo, fanno i clown in classe, sono ribelli, irrequieti, distratti, trascurano regolarmente il lavoro che devono compiere. Al contrario, gli underachiever ritirati sono disinteressati, costantemente annoiati, non tentano di partecipare a nessuna attività, non provano a fare i compiti, rifuggono dalle sfide, dai problemi, sembrano indifferenti all’insuccesso, mancano di concentrazione (sogni ad occhi aperti). II terzo tipo appare una combinazione dell’aggressivo e del ritirato: irregolare, imprevedibile, l’impegno e la qualità delle sue prestazioni sono incostanti (alcune volte buone, altre cattive), può avere molti amici, ma anche essere aggressivo e ritirato. Alcune spiegazioni per questo disturbo L’underachievement è un problema complesso, riconducibile a svariate cause. Spesso dipende da carenze nelle abilità generali di studio o da difficoltà specifiche nell’area logico-matematica e della lettura. Ad esempio, un alunno che legge stentatamente può sviluppare un concetto negativo di sé ed una bassa autostima poiché ha difficoltà ad apprendere dai libri; egli facilmente cercherà distrazioni o diversivi per non studiare e ciò peggiorerà ulteriormente la sua prestazione scolastica, in un circolo vizioso continuo. E poiché evitare la studio non è possibile, questo tipo di alunni svilupperanno una varietà infinita di strategie per far fronte ai rapporti con l’insegnante e la scuola. Diversamente uno studente può ottenere un risultato inferiore alla sua preparazione perché “bloccato” dall’ansia, spesso indotta da un eccessivo investimento dei genitori sui risultati scolastici. Non sono rari i casi di ragazzi ed anche giovani universitari, in possesso di buone capacità, che rifuggono il momento delle verifiche e degli esami proprio per la difficoltà di gestire l’ansia. Infine il comportamento disattento o disturbante può essere invece la compensazione di una preliminare carenza del sentimento di autostima, provocata non di rado da un’educazione familiare troppo rigida ed avara di gratificazioni. D’altro canto un rapporto educativo eccessivamente accondiscendente può essere all’origine di una scarsa capacità di tollerare le frustrazioni, che a scuola diventa poi paura del fallimento. Pure gli insegnanti possono avere una loro parte di responsabilità. Molte ricerche hanno dimostrato infatti che alcuni docenti, anche inconsapevolmente, si comportano in maniera differente nei confronti di studenti che forniscono le stesse prestazioni e che questo atteggiamento finisce per influenzare il rendimento scolastico. Mentre gli alunni che presentano un’ottima prospettiva di profitto vengono maggiormente rinforzati, chi ha un basso rendimento rischia invece di essere classificato come meno intelligente, al punto che alcuni insegnanti stentano a considerare un voto alto come segnale di effettiva capacità quando è stato conseguito da un ragazzo cui hanno attribuito scarse possibilità di successo scolastico. In conclusione appare chiaro come il fenomeno del “sottorendimento” non vada assolutamente trascurato: è importante intervenire precocemente prima che si strutturi come un vero disturbo che ostacola non solo il normale progresso scolastico ma anche lo sviluppo equilibrato della personalità.


Articolo pubblicato sul numero di Settembre/Ottobre 1997 del giornale «il GRILLO parlante»