[MOSAICO DI PACE • 22.01.04] Grido d'allarme del presidente della Commissione Europea: «Afghanistan, Iraq, Medio Oriente: la situazione è sempre peggiore». Nell'ultimo numero la rivista di Pax Christi Italia, "Mosaico di Pace" propone una lunga intervista al presidente della Commissione europea, Romano Prodi. Molti i temi trattati, dall'organizzazione dell'Unione per venire incontro ai problemi prorompenti del nostro tempo, ai rapporti con gli Usa, alla nuova Costituzione, al clima antisemita che sempre più riappare all'orizzonte dell'Occidente, fino alle responsabilità dell'Europa verso il sud del mondo...

ROMANO PRODI: «I PROBLEMI DEL MONDO SI AGGRAVANO»

Grido d’allarme del presidente della Commissione Europea: «Afghanistan, Iraq, Medio Oriente: la situazione è sempre peggiore». Nell’ultimo numero la rivista di Pax Christi Italia, “Mosaico di Pace” propone una lunga intervista al presidente della Commissione europea, Romano Prodi. Molti i temi trattati, dall’organizzazione dell’Unione per venire incontro ai problemi prorompenti del nostro tempo, ai rapporti con gli Usa, alla nuova Costituzione, al clima antisemita che sempre più riappare all’orizzonte dell’Occidente, fino alle responsabilità dell’Europa verso il sud del mondo. Ma le parole del presidente non sono affatto ottimistiche, anzi sono connotate da uno spirito di forte pessimismo: «I problemi – spiega – sono molti e l’attacco terroristico alle “torri gemelle” ha ulteriormente aggravato le paure della popolazione americana e ci obbliga a una maggiore vigilanza. I grandi problemi del mondo restano nella fase di stallo o si aggravano, dall’Afghanistan, in cui la produzione della droga è decuplicata e i finanziamenti vanno ai signori delle armi, all’Iraq, di cui è superfluo parlare, al Medio Oriente, dove non si avrà pace se non si affronterà definitivamente il nodo Israele/Palestina. Per il prossimo futuro rimango tuttavia molto pessimista». «È ovvio che ci vuole coraggio – spiega ancora Prodi nell’intervista – e noi abbiamo avuto il coraggio sia di unificare la moneta, sia di allargare l’Unione. Si tratta di scelte di pace: quella dell’euro perché non è bene che il mondo sia governato da una moneta sola e lo dimostra l’intenzione della Cina di diversificare le riserve, mentre con l’ingresso dei nuovi paesi l’Unione si apre a 77 milioni di nuovi cittadini. È una novità assoluta al mondo che io definisco come una “unione di minoranze”, dove nessuno comanda perché diventa».
Per Prodi l’Europa deve trovare una strada diversa dall’America: «L’Europa è un continente i cui popoli vogliono andare d’accordo, non un impero che si dilata. Romania e Bulgaria sono in calendario per l’ingresso nel 2007. La Turchia è paese candidato ma non sono ancora aperti i negoziati. I negoziati si apriranno cioè quando saranno risolte alcune questioni riguardanti la Turchia, che non è in regola con i principi di Copenhagen. Resta l’allargamento ai Balcani, che appare ineludibile: infatti solo all’interno dello schema europeo può cambiare la vita di quei Paesi ed esserne garantita la pacifica convivenza. A fianco dell’Europa, poi, si costituirà quel Ring of Friends, “anello di amici”, che allargherà la condivisione della vita economica e politica ai Paesi contigui, fatta eccezione per la partecipazione alle Istituzioni europee».
Anche sull’idea di un’Europa unita dal mercato Prodi mostra le sue riserve, mentre per gli aiuti ai Paesi africani il presidente ammette una vergognosa mancanza di sensibilità. «Intanto l’idea che il mercato risolve tutto è oggi finalmente sottoposta a una seria critica. A questo proposito stiamo combattendo contro un’idea folle, ma tuttora prevalente, che cioè anche riguardo ai rapporti con il terzo mondo l’espansione del commercio sia sufficiente. È una vera follia. Il commercio mondiale tiene aperte le frontiere e questo è un risultato positivo, ma bisogna aiutare: si dice, infatti,”trade, not aid” (commercio, non aiuti), ma che trade si fa se non ci sono scuole? Ci sono Paesi ormai usciti dall’aiuto internazionale, come la Cina; ma il Burundi può forse contare solo sul mercato? Il regime degli aiuti, tuttavia, è sempre più ridotto e precario: siamo a livelli vergognosi. Il Sud del mondo, però, a Cancún ha saputo rappresentare interessi alternativi e l’alleanza formatasi attorno a Brasile, Cina, India, rappresentando più di metà degli abitanti della terra e di due terzi dei contadini, ha condizionato il Wto. Si tratta, dunque, di mantenere aperto il dialogo e.di non limitarci all’apertura unilaterale ai 31 Paesi più poveri del mondo, anche se quest’iniziativa dell’ Unione europea è stata proprio una bella iniziativa».

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