[Misna • 10.03.04] “Scrivo questa mia riflessione con una grande rabbia dentro”: inizia così la lettera inviata mercoledì 10 marzo 2004 all'agenzia di stampa MISNA (www.misna.org) da un missionario comboniano di Pesaro, padre Manuel Ceola, tornato di recente dalla Repubblica democratica del Congo, e nella quale il religioso critica la trasmissione televisiva ‘Maurizio Costanzo Show’ andata in onda ieri sera sulla rete mediaset Canale 5. Durante il programma veniva promossa la campagna “Salvamondo per il Congo”, un'iniziativa lanciata da Amnesty International, Unicef e Wwf per raccogliere fondi a beneficio di progetti per i bambini, l'ambiente e la tutela dei diritti della popolazione in ex Zaire...

SI PUO’ FARE SCIACALLAGGIO SUI POVERI ANCHE IN BUONA FEDE

MISSIONARIO INDIGNATO PER ‘SCENEGGIATA’ SU “MAURIZIO COSTANZO SHOW”

“Scrivo questa mia riflessione con una grande rabbia dentro”: inizia così la lettera inviata mercoledì 10 marzo 2004 all’agenzia di stampa MISNA (www.misna.org) da un missionario comboniano di Pesaro, padre Manuel Ceola, tornato di recente dalla Repubblica democratica del Congo, e nella quale il religioso critica la trasmissione televisiva ‘Maurizio Costanzo Show’ andata in onda ieri sera sulla rete mediaset Canale 5. Durante il programma veniva promossa la campagna “Salvamondo per il Congo”, un’iniziativa lanciata da Amnesty International, Unicef e Wwf per raccogliere fondi a beneficio di progetti per i bambini, l’ambiente e la tutela dei diritti della popolazione in ex Zaire.
“Dopo le 23.00 – prosegue padre Ceola nella sua missiva che pubblichiamo integralmente – facendo un giro per i canali televisivi, mi sono imbattuto in una scena molto strana. Il programma era il Maurizio Costanzo Show: in mezzo al teatro dove si svolge la trasmissione passavano delle persone con dei cesti e il conduttore invitava il pubblico a metterci dei soldi e lo faceva con frasi che mi hanno veramente disgustato”.
“Tra tutte: ‘Hai messo 50 euro? Bravo, hai salvato 1 bambino e mezzo!’. Dopo un po’ ho capito che si trattava di bambini congolesi e la cosa allora mi ha disgustato ancora di più visto che il Congo è il paese che mi ha accolto dal 1998 al 2002 e che mi ha formato per diventare missionario comboniano. Sento poi che questa sceneggiata fa parte di una campagna ‘Salvamondo per il Congo’: una raccolta di fondi per un paese che in quasi 6 anni di guerra (senza contare i più di 30 di dittatura e la cosiddetta guerra di liberazione combattuta tra il 1995 e il 1996) ha avuto più di 3 milioni di morti”.
“Un paese che effettivamente se la sta vedendo brutta e che ha bisogno di molte cose, tranne però che di queste sceneggiate che noi ricchi paternalisti osiamo fare. La cosa va avanti alcuni minuti: ‘Se volete baciare quell’attore (che stava passando col cestino) dovete dare 100 euro’… ‘Il signore ha messo 20 euro’ e la telecamera pronta ad inquadrare… Maldini, con un’intervista registrata, a fare da portavoce a questa sceneggiata e Totti che lo segue a ruota in un filmato in cui vedi dei bambini africani (forse congolesi!!!) che giocano a calcio. Lo spot termina con un bambino con la maglietta della nazionale italiana che si gira e ben in primo piano il nome Totti… In studio c’erano poi alcuni africani continuamente inquadrati, sai fanno scena e poi è il loro momento…I conti finali dicono 1600 euro ‘Bravi – risponde il conduttore – quasi 50 bambini salvati'”.
“Ma non si ferma lì: ben inquadrato dalle telecamere, pur cercando di nascondersi – per non farsi vedere – ma non troppo, tira fuori un portafogli, firma quel che sembra un assegno e ‘To, altri 400 euro così facciamo cifra tonda’. E via con l’applauso del pubblico. Qualcuno forse penserà ‘Ma i soldi servono’: è vero, ma prima dei soldi le persone hanno bisogno del rispetto della loro dignità e ieri sera c’era tutto: il nostro razzismo, in quanto esseri superiori; il nostro paternalismo che ci dice che l’Africa è in fondo un grande bambino a cui ogni tanto è bene dare qualche caramella, o peggio un osso per farla star buona; l’ipocrisia di chi pensa di fare la sua buona azione quotidiana e non si accorge che proprio le sue azioni quotidiane rendono schiavi milioni di uomini, donne, giovani e bambini in Congo come altrove. C’era tutto, tranne la dignità dell’uomo e della donna congolese”. (misna)

 
SI PUO’ FARE SCIACALLAGGIO SUI POVERI ANCHE IN BUONA FEDE

Il “Salvamondo per il Congo” e il Maurizio Costanzo Show”. Riportiamo di seguito il testo del comunicato stampa congiunto di Chiama L’Africa; Nigrizia; Missione Oggi; Emmaus Italia.

Finalmente si apre un dibattito, che speriamo serio e sincero, sugli aiuti, la cooperazione e le modalità di raccogliere fondi da parte di organizzazioni non governative e organismi umanitari. Salvamondo per il Congo ne è un esempio chiaro.
Il Congo sta uscendo con fatica da una guerra che ha provocato almeno tre milioni e mezzo di vittime. Una guerra caratterizzata da una parte dal silenzio dell’informazione e dall’altra dallo sfruttamento sistematico delle risorse da parte di compagnie multinazionali, come denunciato da ben tre documenti delle Nazioni Unite mai “raccontati” dai mezzi di informazione.
Durante questi anni in Congo abbiamo assistito ad una resistenza strenua della gente, organizzata. Sono stati fatti scioperi, Ville morte, manifestazioni, soprattutto da parte delle donne. Per settimane le donne di Bukavu, di Goma e di kishangani nel Kivu sono uscite di casa vestite a lutto, mentre tutta la regione era teatro di una guerra che si combatteva tra truppe ruandesi e ugandesi.
Sono note a tutti le responsabilità del governo Ruandese, oggi ancora più sospetto dopo che è ormai chiara la partecipazione del Presidente Kagame, all’abbattimento dell’aereo che portava i Presidenti di Ruanda e Burundi, da cui si è scatenata la furia del genocidio. Ma, nonostante questo, al governo di Kagame non sono mancati aiuti e cooperazione in questi anni in cui ha condotto una guerra tanto sporca.
Certo nessuno mette in dubbio l’impegno per i diritti umani di Amnesty internazional, dell’Unicef e del Wwf.
Ma oggi nessuno ha il diritto di intervenire in questa situazione senza passare attraverso questa società civile organizzata, senza che essa ne sia protagonista, senza che sia essa a indicarne le modalità e a gestire in prima persona i progetti.
E’ stato detto durante la trasmissione che gli aiuti vanno a buon fine tramite la gente del luogo, guidata dagli esperti di queste organizzazioni. Non è stato detto che mentre un funzionario dell’Unicef riceve salari da migliaia di dollari, la gente che lavora concretamente nei progetti riceve stipendi di poche decine di dollari. Non è stato detto che “le missioni, i monitoraggi, e i rapporti” sono quasi sempre fatti da europei e che, quindi, questi soldi, servono per pagare gli stipendi ai ricercatori europei. Soprattutto in questa, come in tante altre campagne di raccolta fondi, gli africani, i congolesi, sono dei semplici oggetti, di beneficenza, non gli attori del loro cammino di riconciliazione e di ripresa della vita normale.
L’Africa e il Congo domandano non l’elemosina, ma il riconoscimento della loro dignità, troppo spesso calpestata da un modo tanto primitivo e incivile di raccogliere fondi. Forse servirebbe più buona fede, un po’ di cuore e, soprattutto tanta umiltà quando si intraprendono avventure di questo genere. Un’altra occasione buttata.