[Giorgio Adrianilli • Marzo 1998] Quasi a voler mantenere fede al suo nome, Prova è una frazione che ha sempre avuto un rapporto di "amore-odio" con tutte le attività finalizzate alla solidarietà, e così anche il Commercio Equo e solidale, presente ormai da diversi anni, è sempre sotto esame...

PROVA DI SAN BONIFACIO. COMMERCIO EQUO, QUI GLI ESAMI NON FINISCONO MAI

Quasi a voler mantenere fede al suo nome, Prova è una frazione che ha sempre avuto un rapporto di “amore-odio” con tutte le attività finalizzate alla solidarietà, e così anche il Commercio Equo e solidale, presente ormai da diversi anni, è sempre sotto esame. Nulla è acquisito. C’è sempre una nuova prova da superare. In questo contesto, anche noi che come volontari proponiamo il commercio equo viviamo queste contraddizioni tanto da ritenere impropria la dizione “gruppo” per definire la nostra realtà. Al massimo siamo un… gruppo informale. É infatti soprattutto il fare che tiene unito una decina di persone consapevoli, però, che attraverso quei prodotti si vive, si educa, si condivide solidarietà. Sembra impossibile, eppure alcuni di noi sono stati un po’ “pionieri” di questa iniziativa, quando il caffè arrivava direttamente dal Trentino (leggi CTS di Bolzano, il distributore del Commercio equo in Italia, ndr) e la Rondine (negozio del commercio equo di Verona, ndr) non aveva ancora fatto il suo nido a Verona. Inizialmente di facevano attività saltuarie, principalmente a Natale con i cesti e a febbraio, durante la tradizionale Sagra di S. Biagio. Per fortuna, è il caso di dirlo, gli amici di Lobia hanno poi deciso di partire con un banchetto fisso mensile ed anche un piccolo magazzino, il che ci ha stimolato a creare anche noi un’attività con la stessa periodicità. Dopo queste considerazioni, verrebbe quasi da dire che ci manca progettualità e identità… ma anche questo non è vero! A confermare ciò sono vari elementi quali la disponibilità a collaborare con gli altri gruppi del commercio equo, l’apertura verso nuove iniziative (Banca Etica, campagne di sensibilizzazione), il costante tentativo di coinvolgere tutta la comunità parrocchiale; al tempo stesso, però, ci accorgiamo che noi non siamo sempre gli stessi, ogni tanto ci perdiamo per strada, a volte litighiamo per delle sciocchezze e non riusciamo a darci una organizzazione seria. E allora ce la prendiamo con il Consiglio Pastorale che non ci prende seriamente in considerazione. O con il gruppo missionario che, in buona parte, ci snobba e ci ignora. Ma noi, tenacemente, andiamo sempre avanti. Per finire mi faccio una domanda: sono le persone poco sensibili o egoiste, o sono io che non sono capace di attendere i giusti tempo di maturazione?
Giorgio Adrianilli (Commercio equo e solidale di Prova)


Questo articolo è stato pubblicato sul numero di Marzo/Aprile 1998 del giornale «il GRILLO parlante».