[Tonio Dell'Olio 05.10.04] Gianfranco Fini ieri, lunedì 4 ottobre, era ad Assisi a rappresentare il governo nel corso dell'annuale cerimonia in occasione della festa di San Francesco, patrono d'Italia e avrebbe fatto la sua figura dignitosa se si fosse limitato a portare il saluto delle istituzioni. Ha preferito invece offrire all'Italia una lezione di spiritualità francescana. San Francesco "non condannò mai l'uso delle armi per la legittima difesa" - ha detto  e, ricordando che egli "desiderava la pace come mezzo al servizio del bene comune" ha puntualizzato che la regola francescana non proibì l'uso delle armi ma l'aggressione armata...

SAN FRANCESCO E LA “REGOLA” DI FINI

Gianfranco Fini ieri, lunedì 4 ottobre, era ad Assisi a rappresentare il governo nel corso dell’annuale cerimonia in occasione della festa di San Francesco, patrono d’Italia e avrebbe fatto la sua figura dignitosa se si fosse limitato a portare il saluto delle istituzioni. Ha preferito invece offrire all’Italia una lezione di spiritualità francescana. San Francesco “non condannò mai l’uso delle armi per la legittima difesa” – ha detto  e, ricordando che egli “desiderava la pace come mezzo al servizio del bene comune” ha puntualizzato che la regola francescana non proibì l’uso delle armi ma l’aggressione armata.

“Una nozione importante – ha osservato infine – nell’epoca attuale, in cui la libertà deve essere difesa ogni giorno dalle persone in divisa”. E’ davvero singolare che sia Gianfranco Fini a fare l’esegesi della regola di San Francesco. Isolare una frase non solo dal contesto storico in cui viene pronunciata, ma addirittura dalla testimonianza di un’intera vita, è quanto meno “capzioso”. Questo è tipico della lettura fondamentalista della Bibbia, molto frequente oggi negli USA e utilizzata anche da Mr. Bush!

Proviamo a capirlo con un esempio. Una volta Fini avanzò proposte sul voto agli immigrati. Ma quella posizione non ci ha fatto cambiare opinione sulle politiche di condanna a morte degli immigrati rispediti, dalla legge che porta il suo nome, verso le terre da cui scappano a causa della guerra e della fame. Quella legge non ci pare particolarmente ispirata allo stile dell’accoglienza francescana. Ma a proposito dell’uso delle armi, Gianfranco Fini ha l’abilità di capovolgere i termini della questione e piuttosto che esaltare il fatto assolutamente inusitato, innovativo e rivoluzionario della proibizione per quell’epoca, lo legge con le sue lenti e arriva a concluderne che ne consente l’uso solo agli uomini in divisa.

In realtà dalla regola e dalla vita, dai gesti compiuti e da innumerevoli messaggi, Francesco è e rimane un modello di nonviolenza, un uomo fatto in tutto ultimo tra i poveri e disarmato tra i violenti, per protestare con la propria vita che il Vangelo, la libertà e la pace non si annunziano con la forza. Da sempre nella storia la nonviolenza è stata strumento povero degli oppressi e la guerra, arma degli oppressori. Nella regola infatti chiede ai suoi fratelli di “amare quelli che ci perseguitano e ci riprendono e ci calunniano, poiché dice il Signore: Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano e vi calunniano. Beati quelli che sono perseguitati per la giustizia, poiché di essi e il regno dei cieli”. Capisco il disagio di Fini di rappresentare un governo in guerra al cospetto di un santo nonviolento ma volerlo trasformare in un teorizzatore della guerra preventiva mi sembra francamente troppo.

Tonio Dell’Olio
Coordinatore nazionale di Pax Christi
 
 
… E IL SILENZIO DI “AVVENIRE”
 
Sembra incredibile ma è proprio così. Il giornale dei “cattolici” dopo aver dato un resoconto delle cerimonie religiose e civili svoltesi in Assisi in occasione della festa di San Francesco, si limita laconicamente a sintetizzare l’intervento del vicepremier Gianfranco Fini senza alcun commento. Mentre dal Corriere della Sera a Repubblica, dall’Unità al Messaggero, Secolo XIX e Liberazione… hanno commentato dando la parola talvolta ad esperti di storia e di spiritualità francescana, l’AVVENIRE tace. Chi tace acconsente?, vien da chiedersi. Sconcerto per il silenzio di “Avvenire” che è stato espresso da molti. Vi proponiamo una delle varie lettere recapitate al giornale cattolico.
 
[don Antonello Solla] Sono rimasto allibito  e sconcertato di fronte alle parole di Gianfranco Fini durante i festeggiamenti di San Francesco d’Assisi, lunedì 4 ottobre. Sono disorientato, ora non so più se è Fini il portavoce della chiesa, il quale con decisione ci spiega chi erano i santi e ci dà la vera interpretazione della loro vita.

Ero abituato a sentire la voce del papa, dei frati…nel caso di Francesco. Leggo nei testi di una biografia del santo che quando andò con i suoi frati da Innocenzo III per chiedere il permesso di avviare la sua esperienza “francescana”, così si rivolge al papa: “Davanti a sua santità vogliamo oggi celebrare oggi il divorzio con il denaro e lo sposalizio con madonna povertà. Vogliamo vestire poveramente e non disprezzare coloro che vestono riccamente. Vogliamo vivere amandoci e avendo cura gli uni degli altri, come una madre ama il figlio delle sue viscere e ha cura di lui. Non risponderemo con violenza a chi si oppone a noi. Offriremo l’altra guancia a chi ci offende e risponderemo  alle offese con il perdono. Accoglieremo con dignità i briganti e considereremo  nostri principi i lebbrosi e i mendichi.”

Non trovo nulla di simile con gli obbrobri verbali, culturali e politici, espressi da Fini, molto facilmente parla per secondi “fini”.

Ma la cosa che mi lascia più stupefatto e scandalizzato è il vostro puntuale silenzio…! Riportate semplicemente la notizia, come se fosse normale che un ex-fascista “stupri” la solidità e la serietà di un santo che ha operato una conversione verso il vangelo, i poveri, la pace e la nonviolenza, in maniera, appunto, esemplare…

AVVENIRE, secondo il mio modesto parere, ha conservato  di cattolico solo l’ispirazione…ma ispirarsi per Francesco non basta… E non basta neppure imitare…ciò che conta per Francesco e per ogni discepolo di Cristo e la sequela, conformarsi al Maestro, vivere, come  diceva il poverello, il vangelo alla lettera. Questo per essere fedeli, per essere segno di profezia, per essere testimoni del “non ancora”. Il “già” , forse, non basta più. Non intravedo profezia nel vostro giornale; non noto parresia, audacia. Sui temi della pace, sul vangelo, su Cristo, saremo credibili se pagheremo di persona, anche a costo di perdere consensi e notorietà, ma forse tutto ciò non fa parte delle vostre scelte editoriali. Chissà se Gesù Cristo avesse badato alla ” prudenza delle scelte editoriali” o alla paura di perdere consensi. Dove sarebbe finito? Certamente non in croce. Il fardello dell’ignavia non ci porterà mai alla fedeltà al progetto del Padre, ma ad assecondare sempre i nostri  “fini”…

don Antonello Solla
Vercelli

L’ON. FINI SCHERZI CON I FANTI…

[Luca Salvi] Nella sua “guerra santa” contro i pacifisti l’On. Fini non risparmia neppure il povero S. Francesco, un santo troppo popolare e amato per non cercare di appropriarsene, forse anche perché a destra non sanno più a che santo votarsi per uscire dal disastro iracheno.

Sentirgli  dire che “per S. Francesco la Pace era un mezzo e non un fine” fa rivoltare nella tomba non solo il poverello di Assisi ma anche Gandhi, Martin Luther King  e  tutti i grandi uomini di pace della storia. Forse l’On. Fini dovrebbe rileggersi la Pacem in terris e meditare sulle parole di Papa Giovanni XXIII, che definì la guerra “avventura senza ritorno, sconfitta dell’umanità” oppure su quelle di Gandhi, che scrisse: “Se vuoi la Pace, sii tu la Pace”.  Scherzi pure coi fanti (che gli riesce bene), ma lasci stare i santi!

Luca Salvi
Verona


Passaggi qui riportati del Discorso di Fini ad Assisi:

(ANSA) – ”Sceglie la poverta’ ma continua ad ammirare i beni terreni, e da vero operatore di pace – e’ la puntualizzazione di Fini – considera la pace non un fine ma un mezzo a servizio del bene comune”. Poi, con un evidente riferimento all’attualita’, il vicepremier puntualizza che il santo di Assisi ”non condanno’ mai l’uso delle armi per legittima difesa”, mentre la regola francescana ”proibi’ l’aggressione armata”, e ricorda che terziario francescano era anche un capo militare come Giovanni di Brien. Quasi a confutare i ritratti di un Francesco ”rivoluzionario”, Fini tiene a sottolineare che ”il santo, grande riformatore sociale del suo tempo, non istigo’ mai alla rivolta sociale ne’ aizzo’ l’invidia dei deboli contro i potenti, ne’ predico’ la lotta di classe, tenendo con i potenti un atteggiamento di sano realismo”. La conclusione, Fini la dedica al suo incontro di ieri con Tantawi, l’Imam del Cairo: ”Nel nome del rispetto e della dignita’ umana – ricorda il vicepremier – mi ha espresso la sua condanna di ogni forma di violenza, arroganza e discriminazione”.